Se una lettera scritta da un fratello di Gesù, venisse ritrovata oggi, sarebbe una scoperta dal valore incalcolabile. Molti di noi hanno una copia di tale lettera. Essa è nota come la Lettera di Giacomo.

  • La Lettera di Giacomo è stata scritta anche ai santi nella dispensazione della pienezza dei tempi.
  • La Lettera di Giacomo contiene l’essenza del cristianesimo.
  • Giacomo 1:5 “ha avuto un impatto maggiore e un effetto di più vasta portata” di qualsiasi altro verso.

“Si potrebbe ben dire che l’atto a coronamento del ministero di Giacomo non fosse il suo martirio, per la sua testimonianza di Gesù, ma la sua recita, guidata dallo Spirito Santo, di queste semplici parole, che hanno portato all’apertura del cielo, nei tempi moderni” (Anziano Bruce R. McConkie, 1915-1985, membro del Quorum dei Dodici).

Supponiamo che, durante il vostro giro in una biblioteca di manoscritti antichi, aveste notato una lettera presumibilmente scritta dal fratello di Gesù Cristo. Sareste interessati a leggere una traduzione di quella lettera?

Molti di noi hanno una copia di tale lettera. Sappiamo che è la Lettera di Giacomo, che era il fratellastro di Gesù. Giacomo ha indirizzato la sua lettera alle “Dodici tribù che erano disperse”.

L’anziano Bruce R. McConkie (1915-1985) ha suggerito che la lettera fosse stata scritta non solo per i discendenti di sangue della casa di Israele, ma anche per i santi, nella dispensazione della pienezza dei tempi:

“Paolo scrisse ai santi del suo tempo, e se la sua dottrina e i suoi consigli ci benedicono molti anni più tardi, tanto meglio.

Ma Giacomo si rivolse a coloro che facevano parte delle dodici tribù disperse d’Israele, che appartenevano alla Chiesa; cioè, al popolo che doveva ancora essere raccolto, per ricevere il Vangelo, doveva ancora entrare nel gregge di Cristo; e se le sue parole hanno avuto importanza per un piccolo gruppo di santi di Giuda e di Beniamino, che si unirono alla Chiesa, nel meridiano dei tempi, tanto meglio” (Commentario alla dottrina del Nuovo Testamento, 3:243).

“L’antica tradizione… afferma che Giacomo fosse diventato vescovo della Chiesa di Gerusalemme e si chiamasse Giacomo il Giusto, rispettato da ebrei e cristiani come l’uomo vivente più giusto.

Si dice che egli pregasse così spesso e così a lungo per le persone, che le ginocchia erano diventate dure come le ginocchia di un cammello” (Gerald N. Lund, Gesù Cristo, la chiave per il piano di salvezza, 1991, 50).

Solo poche pagine di lunghezza, la lettera di Giacomo contiene l’essenza del cristianesimo.

Tra gli insegnamenti più importanti di Giacomo ci sono quelle che hanno a che fare con la pura religione, la fede e le opere, la necessità di controllare una lingua indisciplinata, l’esortazione alla pazienza, l’invito agli anziani per chiedere una benedizione quando sono ammalati e l’opportunità di essere uno strumento di conversione nella vita anche di una sola persona (Vedere nelle Scritture, Lettera di Giacomo).

Un versetto in particolare, è molto familiare ai Santi degli Ultimi Giorni. Nel tumulto del fervore religioso, nella zona in cui la sua famiglia viveva, Joseph Smith volle sapere a quale chiesa dovesse unirsi.

Un giorno lesse: “Se qualcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio che dona a tutti liberalmente senza rinfacciare; e vi sarà dato” (Giacomo 1:5).

L’anziano McConkie ha scritto: “Questo versetto ha avuto un impatto maggiore e un effetto di più ampia portata sul genere umano, di qualsiasi altra singola frase mai registrata da qualsiasi profeta, in qualsiasi età.

Si potrebbe ben dire che l’atto a coronamento del ministero di Giacomo non era il suo martirio per la sua testimonianza di Gesù, ma la sua recita, guidato dallo Spirito Santo, di queste semplici parole, che hanno portato all’apertura del cielo, nei tempi moderni” (Commentario Dottrinale Nuovo Testamento, 3:247).

Del passo in Giacomo 1:5, Joseph Smith disse: “Giammai alcun passo delle Scritture venne con più potenza nel cuore di un uomo, di quanto questo fece allora nel mio.

Sembrava entrare con grande forza in ogni sentimento del mio cuore.

Ho riflettuto su di esso ancora e ancora, sapendo che se qualcuno aveva bisogno di sapienza di Dio, ero io; per agire in un modo che non conoscevo, e per ottenere più saggezza, che ho poi avuto, di cose che non avrei saputo mai” (Joseph Smith, Storia, 1:12).

“Certo, quello che è successo dopo ha cambiato il corso della storia umana”, ha detto il presidente Howard W. Hunter (1907-1995).

“Con la determinazione di ‘chiedere a Dio’, il giovane Joseph si ritirò in un bosco vicino a casa sua, in campagna. Lì, in risposta alla sua fervente preghiera, Dio, il Padre Eterno, e Suo Figlio, Gesù Cristo, visitarono Joseph e lo consigliarono.

Quella grande manifestazione… rispose a molte altre domande, per la nostra dispensazione, che semplicemente a quale chiesa il giovane Joseph dovesse o non dovesse unirsi” (“Beato dall’Alto”, Ottobre 1988, Conferenza Generale).

Il presidente Hunter ha detto che tutti noi, in alcuni momenti nella nostra vita, dobbiamo affrontare situazioni che richiedono un aiuto celeste, in un modo speciale e urgente.

“Forse nessuna promessa nella vita è più rassicurante di quella promessa di assistenza divina e guida spirituale, nel momento del bisogno.

E’ un dono che ci viene dato liberamente dal cielo, un dono che abbiamo bisogno fin dalla nostra prima giovinezza, attraverso i più recenti giorni della nostra vita”.

Facendo riferimento a Joseph e alla sua lettura della Lettera di Giacomo, il presidente Gordon B. Hinckley (1910-2008) ha citato Giacomo 1:6, in cui l’antico Apostolo consiglia: “Ma la chieda con fede, senza tentennamenti.

Perché chi dubita è come un’onda del mare, agitata dal vento e rigettata”.

Il presidente Hinckley ha detto: “E’ stata la fede, la fede semplice di un ragazzo di 14 anni, che lo ha portato nel bosco di prima mattina.

E’ stata la fede che lo ha portato in ginocchio, a implorare comprensione. Il frutto meraviglioso di quella fede era una visione gloriosa e bella, di cui questa grande opera non è che l’ombra estesa”.

“Per fede, egli stesso fu degno di notevoli manifestazioni che seguirono nel portare a terra le chiavi, l’autorità, il potere di ristabilire la Chiesa di Gesù Cristo in questi ultimi giorni” (“Dio ci conceda la fede”, Ottobre 1983, Conferenza Generale).

Se una lettera scritta da un fratello di Gesù, fosse ritrovata oggi, sarebbe una scoperta di valore incalcolabile.

Il valore di quello che è conservato per noi nel Nuovo Testamento e non è deciso dal mercato, ma dall’arricchimento delle nostre anime e dalla comprensione di quegli insegnamenti inestimabili di pertinenza del vangelo di Gesù Cristo.

Facciamo tesoro del messaggio di questa epistola, scritta per nostro beneficio.