Vi è mai capitato di chiedervi: “Perché il cielo non risponde?”. A me sì.
Con tutta l’umiltà che ho, lo confesso: ho un problema con Dio.

Delle molte domande che farò, una volta raggiunta la prossima dimora, la prima sarà: “Perché non hai dato ascolto alle preghiere supplichevoli di Mateo?”.

Mateo soffre di un disturbo bipolare ed ora si considera essere a metà tra un forte agnostico e un debole ateo. Il forte agnosticismo è il risultato di circa 10 tentativi di suppliche disperate per sapere se Egli è lì e ascolta.

Qualunque tipo di risposta andrebbe bene per dimostrargli che sia davvero così. Naturalmente, tale supplica scaturisce durante la fase depressiva del disturbo, che nei casi più gravi può portare a pensieri suicidi.

Quando il cielo non risponde

Avere la sensazione che il cielo non risponda non è un fenomeno raro tra i membri della Chiesa. Da quando ho discusso apertamente della situazione di Mateo, molte persone mi hanno contattato per descrivermi situazioni simili.

Una donna del mio rione aveva sentito da un amico del mio tentativo di “andare in fondo” alla questione e mi ha raccontato delle sue lotte per sentire qualcosa da un punto di vista spirituale.

Ella ricopre un ruolo di primo piano nella dirigenza del rione e soffre di malattie mentali. È andata in terapia per curare l’ansia e le hanno insegnato a non fidarsi di nessun sentimento.

E questo ha senso quando molti dei sentimenti che si provano in un dato momento hanno a che fare con la propria distruzione (“E se morissi mentre vado al lavoro” o cose del genere).

Una volta che ha smesso di fidarsi di tutti i sentimenti, le cose sono migliorate. Il problema è che diffidare di tutti i sentimenti include anche diffidare da quelli spirituali.

Questo l’ha portata a vivere imponendosi di “pensare” molto di più e “sentire” molto di meno, in confronto a quello che avrebbe fatto normalmente.

Vi è un forte supporto scritturale nel decidere di favorire la testa al cuore. In effetti, per un nefita, il “cuore” ha principalmente una funzione cerebrale (Mosia 2:9).

Durante un pranzo con un amico, stavo descrivendo un rimprovero che avevo ricevuto dallo Spirito Santo che mi aveva portato a pentirmi ed agire in modo diverso.

Egli disse: “Darei qualsiasi cosa per un rimprovero. Almeno allora saprei di essere conosciuto e considerato. Sai quanto è difficile pregare quando sembra che il cielo non risponda?”.

Erano passati tre decenni da quando aveva avuto una risposta di quelle che vengono considerate un’esperienza spirituale.

Vedi anche: Lo Spirito di rivelazione: come e perché si manifesta nella nostra vita

pentimentoAltri amici hanno sperimentato blocchi spirituali quasi totali a causa di farmaci che prendevano. Un’amica, in particolare, mi ha raccontato di un periodo nella vita di sua sorella in cui prendeva un farmaco specifico per il controllo delle nascite.

Ha talmente alterato la sua personalità e bloccato tutti i ricettori emotivi, che ha visto fallire il suo matrimonio e ha smesso di andare in chiesa.

Una volta interrotto l’utilizzo di questo anticoncezionale, la sua pace spirituale è tornata e ha ripreso a frequentare la chiesa anche se, sfortunatamente, la fine del suo matrimonio è stata permanente.

Quando ho discusso della situazione di Mateo con alcuni membri della chiesa, che sembrano avere frequenti risposte dal cielo, ho notato che essi tendono ad incolpare lui: “Non sta pregando nel modo giusto”, “Deve essere paziente”, “Sta sicuramente commettendo dei peccati”, “Non ha abbastanza fede”, “Sta ricevendo risposte da Dio, semplicemente non sa come riconoscerle”.

Trovo che ognuna di queste frasi sia troppo sprezzante.

Nel discuterne ho chiesto loro: “Cosa è richiesto ad un’anima che si avvicina a Dio in preghiera?”. La scelta del linguaggio, l’essere senza peccato e persino avere fede, sono dei requisiti necessari?

Mi sembra che l’unico requisito richiesto sia la sincerità. Ed allora perché il silenzio? Perché il cielo non risponde?

Una persona ha sottolineato l’inizio della Sezione 121:1-2 di Dottrina ed Alleanze, in cui Joseph supplica di sapere dov’è Dio durante le sofferenze dei santi:

“O Dio, dove sei? E dov’è il padiglione che copre il tuo nascondiglio? Per quanto tempo fermerai la tua mano, e il tuo occhio, sì, il tuo occhio puro, guarderà dai cieli eterni i torti contro il tuo popolo e contro i tuoi servitori, e il tuo orecchio sarà penetrato dalle loro grida?”

In effetti, Mateo non è il primo a supplicare Dio e chiedere dove Egli si trovi. Perché questa Scrittura non è così adatta a Mateo, lo scopriamo cinque versetti dopo:

“Figlio mio, pace alla tua anima; le tue avversità e le tue afflizioni non saranno che un breve momento. E allora, se le sopporterai bene, Dio ti esalterà in eccelso; tu trionferai su tutti i tuoi oppositori”.

Secondo Mateo, l’assenza di Dio dura da tutta la sua vita, non è soltanto un “breve momento”.

Io non riesco ad immedesimarmi. Io sento la presenza di Dio nella mia vita quotidianamente e spesso più volte al giorno.

Oltre al rimprovero che ho citato prima, ricevo lampi di ispirazione che includono suggerimenti su coloro a cui dovrei scrivere o chiamare in quel momento.

I risultati sono prove inconfondibili del fatto che il suggerimento provenga da una fonte divina.

Vedi anche: La rivelazione: un libretto di istruzioni per la nostra vita

compagnia dello Spirito Santo: Quando il cielo non rispondeSono convinto di non avere un accesso privilegiato. C’è sicuramente un elemento intenzionale in tutto questo. Dio sa che sulla maggior parte delle cose che riceverò, io agirò.

C’è anche un elemento di vulnerabilità. Poco o nessun scetticismo filtra i messaggi che ricevo. Non lo dico per vantarmi, ma solo per confrontare il mio alto livello di risposte con la carenza che sperimenta Mateo.

Mi sono anche chiesto spesso perché molti latini come mio nonno ricevano sogni profetici ed io no. Credo che, in qualche modo, Dio dia loro dei sogni a causa della loro disponibilità a credere e ad agire su ciò che ricevono.

Credo, invece, che i miei sogni siano per lo più insensati.

Alcuni suggerimenti

Forse conosci qualcuno che sta lottando per ricevere una risposta dal cielo. Se è così, ecco alcuni suggerimenti:

  • Non agire come fossi un pompiere e la mancanza di comunicazione del tuo amico con Dio fosse un incendio.
  • Cerca una guida spirituale su come puoi aiutarlo. L’anziano Scott ha tenuto discorsi pertinenti nell’ottobre 1989, nell’ottobre 2009 e nell’aprile 2012. Ed essi sono importanti per la conoscenza di base.
  • Non dare per scontato che il tuo amico abbia peccato o commesso errori gravi.
  • Ascolta attentamente e sii empatico.
  • Cerca la guida dello spirito per sapere cosa dire e come aiutare.
  • Prega Dio in favore del tuo amico.
  • Se, invece, sei tu la persona in difficoltà, ecco alcuni suggerimenti:
  • Sebbene sia difficile, ti incoraggio a fidarti dei tempi di Dio.
  • L’anziano Scott ha dato buoni consigli che potrebbero aiutarti. Vedi sopra.
  • Immergiti nella lettura del Libro di Mormon e lascia che ti parli. Non usare il commentario.
  • Servi il prossimo. Per molti, la svolta è avvenuta quando hanno reso un servizio disinteressato.
  • Aggrappati alla speranza.

Tutto questo si tradurrà in un flusso di rivelazione? Non lo so. È per questo che ho iniziato questo articolo nel modo in cui l’ho fatto. Adoro Mateo e sarò suo amico in qualunque situazione.

Mi fa male vedere che a lui “il cielo non risponde” e come egli stia lottando per ricevere rivelazione. Ma ho anche fiducia in Dio e so che nonostante le lotte, che sia una, due o dieci, le risposte ci sono. Semplicemente non sono in grado di vederle o capirle.

Hai ricevuto rivelazioni personali dopo una lunga lotta? Condividi la tua esperienza nei commenti.

Questo articolo è stato scritto da Mauricio Cabanillas e pubblicato sul sito thirdhour.org. questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.