All’inizio della storia della Torre di Babele, leggiamo che “tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole” (Genesi 11:1). Successivamente, ci viene detto che “il Signore fece confondere la lingua di tutti in terra” (Genesi 11:9).

Ma la storia scientifica delle lingue ci dice che i diversi linguaggi del mondo non hanno avuto origine dalla scissione di una singola lingua.

Dobbiamo quindi scegliere tra scienza e scritture?

Torre di Babele, 1928. Un gruppo confuso di popoli diversi litiga e grida mentre il lavoro si ferma.

Figura 1. M. C. Esher, 1898-1972: Torre di Babele, 1928. Un gruppo confuso di popoli diversi litiga e grida mentre il lavoro si ferma.

Riepilogo: Per cominciare, la parola ebraica “eretz” usata in Genesi 11:1 (e anche nella storia dell’inondazione di Noè1) può significare sia “terra” che “territorio” ed è impossibile sapere a quale delle due ci si riferisca, se non tramite il contesto.

Qui la frase probabilmente significa che le persone del territorio in cui si svolgeva la storia, originariamente parlavano un linguaggio comune2.

Inoltre, nonostante l’attenzione del capitolo sulla confusione (mescolanza) delle lingue, la maggior preoccupazione da parte di Dio sembra essere stata tale confusione tra le persone dell’alleanza ed i loro vicini non credenti.

Come in altre storie di Genesi 1-11, i temi del tempio sono intrecciati nel racconto della confusione creatasi a Babele.

In questo caso, la Torre di Babele può essere vista come una sorta di anti-tempio tramite cui i suoi costruttori hanno tentato di “darsi… un nome” (Genesi 11:4 ) da soli, piuttosto che riconoscere Dio come colui che dà i nomi a coloro che Egli ha scelto a causa della loro fedeltà.

La posterità di Abramo sarà separata dalle altre nazioni.

Il suo grande nome “sarà raggiunto non nel presente attraverso imprese eroiche e monumenti imponenti, ma piuttosto in un futuro promesso da Dio attraverso la generazione di numerosi discendenti”.

Sebbene Abramo abbia superato con successo le prove dei suoi giorni (DeA 132:37), la sua posterità degli ultimi giorni deve continuare ad essere vigile, perché oggi il progetto di Babele sta tornando alla luce, in modo molto deciso.

La scienza supporta l’idea di una divisione di una lingua originale a Babele?

La risposta è “no”. La storia è un puzzle interessante per studiosi e scienziati. Da un lato, i dettagli dell’impostazione babilonese e le tecniche di costruzione della Torre di Babele sono credibili, anche se è difficile fissare il calendario per questa storia3.

D’altra parte, alla luce di ciò che è noto su come si evolvono le lingue, la storia biblica della confusione delle lingue nel periodo della Torre di Babele sembra incredibile.

Alberi genealogici delle lingue indoeuropee e semitiche

Figure 2 e 3. Katherine Scarfe Beckett, 1972 – Alberi genealogici delle lingue indoeuropee e semitiche, 2005

Le figure 2 e 3 illustrano splendidamente gli alberi genealogici delle lingue indoeuropee e semitiche. Guy Deutscher spiega come avviene la scissione del linguaggio:

“La diversità linguistica è una diretta conseguenza della dispersione geografica e della propensione al cambiamento da parte del linguaggio.

L’affermazione biblica secondo cui esisteva un unico linguaggio primordiale non è, di per sé, improbabile, poiché è del tutto possibile che in origine ci fosse solo una lingua, parlata da qualche parte nell’Africa orientale, forse 100.000 anni fa.

Ma anche se questo fosse il caso, la divisione di questa lingua deve aver avuto ragioni molto più prosaiche dell’ira di Dio verso Babele.

Quando diversi gruppi iniziarono a separarsi, andando ognuno per la propria strada e stabilendosi in tutto il mondo, le loro lingue cambiarono in modi diversi.

Quindi l’enorme diversità di lingue nel mondo di oggi riflette semplicemente il tempo in cui le lingue sono cambiate indipendentemente l’una dall’altra”.

Ma comunque potrebbe esserci stata una sorta di “confusione” nel linguaggio a Babele?

tablet antico

Figura 4. Tavola con frammento di “Enmerkar e il Signore di Aratta”

La risposta è, forse, “sì”. Forse c’è un modo credibile per capire il “mescolamento” del linguaggio a Babele come riferimento ad una rottura locale nell’uso di un linguaggio comune regionale, piuttosto che una completa rottura di un singolo linguaggio universale.

Alcuni studiosi ritengono che una tale lingua avrebbe potuto svolgere il ruolo di una lingua franca (lingua comune -ndt), consentendo il lavoro di cooperazione tra le persone che si erano riunite in tutto l’impero per realizzare grandi progetti di costruzione.

Ai nostri tempi, lingue come inglese, francese e swahili consentono allo stesso modo, ad individui provenienti da diversi luoghi, di fare affari tra loro in una lingua comune.

Un candidato per una tale lingua franca tra i babilonesi è l’accadico. Un secondo candidato è il sumerico.

A questo proposito, un segmento di un’epopea mesopotamica intitolata “Enmerkar e il Signore di Aratta” è di particolare interesse.

Sebbene i traduttori differiscano sul fatto che la storia descriva un evento passato quando una lingua si è divisa in molti linguaggi o che descriva un evento futuro quando tutte le lingue sarebbero diventate una sola, essa potrebbe assomigliare alla storia di Babele nel suo resoconto della divisione delle lingue4.

Se prendiamo “l’unica lingua” di cui si parla in Genesi 11:1, essa può essere sumera, accadica o addirittura aramaica5 piuttosto che un presunto linguaggio universale.

Alcuni degli aspetti sconcertanti del racconto biblico diventano più intelligibili.

Ad esempio: “Genesi 10 e 11 avrebbero senso linguistico nella loro sequenza corrente.

Oltre alle lingue locali di ogni nazione (Genesi 10:5, 20, 31), esisteva “una sola lingua” (Genesi 11:1, 6)6 che rendeva possibile la comunicazione in tutto il mondo7” o forse, più esattamente, in tutta la terra”.

In senso stretto, il testo biblico non si riferisce a una pluralità di lingue ma alla “distruzione del linguaggio come strumento di comunicazione”.

In sintesi, Victor Hamilton scrive che “è improbabile che Genesi 11:1-9 possa contribuire molto, se non altro, all’origine delle lingue… la diversificazione delle lingue è un processo lento, non qualcosa di catastrofico come Genesi 11 potrebbe indicare”7.

L’interpretazione comunemente accettata di Genesi 11 fornisce “una spiegazione incredibile e ingenua della diversificazione del linguaggio.

Se, tuttavia, la narrativa si riferisce alla dissoluzione di una lingua franca babilonese, o qualcosa del genere, la necessità di vedere Genesi 11:1-9 come una spiegazione altamente immaginativa della diffusione del linguaggio diventa inutile”.

“Confondere” e “confuso” sono la stessa cosa?

Mentre l’uso moderno della parola “confusione” esprime tipicamente l’elemento di sorpresa sperimentato da qualcuno quando un evento va contro le aspettative (“la cifra inflazionata confonde gli analisti economici”), i traduttori della Bibbia di Re Giacomo sarebbero stati consapevoli della sua origine latina.

Questa parola significa letteralmente “versare insieme, mescolare, socializzare” (com + fundere = insieme + versare).

Poiché il termine “confondere” ha cambiato il suo significato primario nell’italiano moderno, le traduzioni più recenti spesso lo sostituiscono con il termine strettamente correlato “confuso”, che è una traduzione utile e che preserva il significato di base nel testo ebraico di “mescolanza”.

Costruzione della Torre di Babele, ca. 1896-1902

Figura 5. J. James Tissot, 1836-1902: Costruzione della Torre di Babele, ca. 1896-1902

Quali sembravano le più importanti preoccupazioni di Dio per la confusione di Babele?

Hugh Nibley sostiene che la confusione (mescolanza) del linguaggio è necessariamente connessa alla confusione (mescolanza) del popolo dell’alleanza con i suoi vicini non credenti, un fenomeno che il Signore condanna altrove nella Bibbia e nel Libro di Mormon9.

Anche se dovremmo ricordare che le difficoltà testuali ed interpretative presenti nella versione della “Genesi” sulle tavole di ottone di Labano avrebbero potuto farsi strada nel sommario di Moroni riguardo alla storia di Babele10, il Libro di Mormon fornisce alcune utili prospettive sulla confusione delle lingue e delle persone.

Ad esempio, mentre avverte che “dobbiamo essere cauti con… le letture semplicistiche del testo scritturale”, Hugh Nibley ha fornito questa analisi accurata della storia dei Giarediti:

“Il libro di Ether, raffigurante lo sradicamento e la dispersione dalla Torre di Babele di una numerosa popolazione, mostra il loro andare avanti in gruppi familiari e gruppi di amici e associati (Ether 1:41)…

Non c’era motivo di confondere la lingua di Giared se lì non ci fosse stato nessuno con cui potesse parlare, e suo fratello non avrebbe chiesto al Signore che anche i suoi amici potessero mantenere la propria lingua.

Lo stesso, tuttavia, si può applicare a qualsiasi altra lingua: se ogni individuo parlasse una lingua tutta sua e se ne andasse interamente da solo, le razze non verrebbero semplicemente disperse ma piuttosto annientate.

Non dobbiamo cadere nel vecchio vizio di leggere nelle Scritture cose che non ci sono. Nel nostro testo non c’è nulla che parla di ogni uomo che improvvisamente parla una nuova lingua.

Ci è stato detto, nel libro di Ether, che le lingue erano confuse a causa del “mescolamento” della gente: “Grida al Signore” dice Giared, (Ether 1:34) “che non ci confonderà altrimenti potremmo non capire le nostre parole“.

La dichiarazione è significativa per più di una cosa. Come si può dire che “potremmo non capire le nostre parole”? Le parole che non possiamo capire possono essere sillabe senza senso o possono essere in qualche lingua straniera, ma in entrambi i casi non sono le nostre parole.

L’unico modo in cui non riusciamo a capire le nostre stesse parole è che le parole che in realtà sono nostre cambino il loro significato tra noi. Questo è esattamente ciò che accade quando le persone, e quindi le lingue, sono “confuse”, cioè mescolate o disperse11.

Nel racconto di Ether il confondimento delle persone non deve essere separato dal confondimento delle loro lingue; sono, e sono sempre stati, una cosa sola: il Signore, ci viene detto (Ether 1:35-37), “non confondeva la lingua di Giared; e Giared e suo fratello non erano confusi… e il Signore aveva compassione anche dei loro amici e delle loro famiglie, che non erano confusi”12.

Quel “confondersi” usato nel libro di Ether ha il significato proprio di “versare insieme”, “mescolare insieme”, è chiaro dalla profezia di Ether 13:8 che “il residuo della casa di Giuseppe sarà edificato su questa terra… e non devono più essere confusi”.

La parola qui significa “mescolati” ad altre persone, culturalmente, linguisticamente o in altro modo.

Né la Bibbia né il Libro di Mormon attribuiscono la dispersione del popolo alla confusione delle lingue.

Nella Genesi, non viene descritta alcuna causa ed effetto esplicito, ci viene detto solo che “da lì il Signore li disperse sulla faccia di tutta la terra” (Genesi 11:9). Allo stesso modo, come descrive Nibley:

Dopo che al fratello di Giared era stato assicurato che lui e il suo popolo e la loro lingua non sarebbero stati confusi, la questione se sarebbero stati cacciati dalla terra doveva ancora essere risolta: questo era un altro problema ed è ovvio che la lingua che parlavano aveva poco a che fare con la cacciata dalla terra, per determinare la loro destinazione.

Gardner riassume come segue:

“Il confondimento delle lingue è legato alla mescolanza di diversi popoli nel creare questa grande torre in Babilonia. Da tale mescolanza di persone che stavano tentando di costruire un tempio [contraffatto] nei cieli, Yahweh ha rimosso alcuni dei Suoi credenti (ad esempio i Giarediti e, in un punto futuro, Abramo) per i propri scopi”.

C’è qualche prova di una confusione di popoli negli antichi progetti di costruzione mesopotamici?

Modello della torre del tempio di Marduk a Babilonia.

Figura 6. Modello della torre del tempio di Marduk a Babilonia. Museo Vorderasiatisches, Staatliche Museen, Berlino, Germania, 1999

La Torre di Babele fu quasi certamente progettata come uno ziggurat mesopotamico. In cima ad uno ziggurat c’era una porta dove gli dei entravano nella struttura dalla loro dimora celeste.

In fondo c’è un tempio, dove gli dei sarebbero discesi ulteriormente per ricevere i doni e l’adorazione del popolo.

Le annotazioni sono scarse per i primi ziggurat, ma le iscrizioni descrivono ricostruzioni successive, come la ricostruzione di complessi di templi a Babilonia (E-temen-anki)13 e Borsippa (Eur-me-imin-anki) di Nabucodonosor II.

Le iscrizioni relative a queste torri successive attestano l’uso di “bitume e mattoni cotti in tutte” le strutture (Genesi 11:3) descritte nel racconto biblico.

In modo più intrigante, leggiamo un’elaborata descrizione di come i lavoratori venissero riuniti da tutto l’impero per eseguire un progetto di costruzione di ziggurat, richiamando l’immaginario biblico di una confusione di lingue e popoli:

“Per completare E-temen-anki ed Eur-me-imin-anki in cima… Ho mobilitato tutti i paesi intorno, ognuno di essi ed ogni governante che era stato portato alla ribalta su tutto il popolo del mondo amato da Marduk, dal mare in alto, al mare in basso, le nazioni lontane, il popolo brulicante del mondo, re di montagne remote ed isole lontane nel mezzo dei mari superiore e inferiore, le cui corde di piombo il mio signore Marduk mise nelle mie mani, così che potessi guidare il suo carro”.

Un’iscrizione di Borsippa ci dice che lo ziggurat era rimasto incompiuto e che, prima della ricostruzione di Nabucodonosor II, era caduto in rovina: un ricordo delle strutture incomplete della biblica Babele14:

“Ho costruito É-temen-anki, lo ziggurat di Babilonia e l’ho portato a compimento e ho sollevato in alto la sua parte superiore con piastrelle pure di lapislazzuli.

In quel momento E-ur-me-imin-anki, lo ziqqurrat di Borsippa, che un re del passato aveva costruito ed innalzato ad un’altezza di quarantadue cubiti ma di cui non aveva finito la cima, era da tempo diventato derelitto e le sue fognature erano in disordine.

Le piogge e gli acquazzoni avevano eroso la sua muratura. Il mattone cotto del suo mantello si era staccato e la muratura del suo santuario si era trasformata in un cumulo di rovine15. Il mio grande signore Marduk mi risvegliò il cuore, per ricostruirlo”.

La Torre di Babele ed il “grande e spazioso edificio”.

Il sogno di Lehi

Figura 7. Jerry Thompson: Il sogno di Lehi.

Quando guardiamo da vicino le descrizioni della Torre di Babele in Genesi 11 e del “grande e spazioso edificio” che “rimase come era nell’aria, in alto sopra la terra” della visione di Lehi e Nefi (1 Nefi 8:26) ci rendiamo conto che si riferiscono allo stesso edificio.

Infatti, Ellen van Wolde sottolinea che il termine ebraico per “paradiso” in Genesi 11:4 “può anche significare aria e la parola è usata frequentemente nella Bibbia ebraica in connessione con edifici imponenti come fortezze o torri, come nel Deuteronomio 1:28 e 9:1, che parlano di “grandi città e fortezze nell’aria”16.

Nefi descriveva gli abitanti dell’edificio come “il mondo e la sua saggezza” e l’edificio stesso come “vana immaginazione” e “orgoglio del mondo” (1 Nefi 11:35-36; 1 Nefi 12:18). Come la Torre di Babele “cadde e la sua caduta fu straordinariamente grande” (1 Nefi 11:36).

Le aspirazioni dei costruttori che la cima della Torre di Babele “potesse raggiungere fino al cielo” sono contraddette dall’affermazione in Genesi 11:5 che il Signore dovette scendere su di essa.

Gordon Wenham osserva:

“Con pesante ironia ora vediamo la torre attraverso gli occhi di Dio. Questa torre che l’uomo ha pensato potesse raggiungere in cielo, Dio può a malapena vederla!”

La storia di Babele non è mai stata più rilevante di oggi.

L’espansione della monocultura globale replica con fredda precisione le condizioni essenziali per i progetti umani nello stile di Babele, per germogliare e prosperare.

Rendendo omaggio al lavoro del 1563 di Pieter Bruegel l’anziano, la Torre di Babele di Julee Holcombe è “costruita con immagini digitali di vari edifici, dagli edifici economici fatiscenti ai palazzi neoclassici e sormontata da grattacieli che raggiungono il cielo”.

Secondo l’artista: “La Babele rivisitata porta uno sguardo allegorico sulla storia e sulla modernità e su come gli esseri umani, come la natura, sono condannati alla continua ripetizione di ciò che è accaduto prima.”

André LaCocque conclude che l’autore di Genesi 11 “vuole che i suoi lettori si rendano conto che, tra le altre cose, partecipano alla costruzione dell’edificio di Babele”.

Babele “diventa quindi il simbolo di tutte le nostre costruzioni e fabbricazioni, con il loro risultato inesorabile: confusione (dei nostri messaggi di vita) e dispersione (di tutti i pezzi dei nostri progetti)”.

Alla luce della dispersione dei babilonesi, Leon Kass pone queste domande penetranti:

Babele rivista

Figura 8. Julee Holcombe, 1972-: Babele rivista, 2004

“Il fallimento di Babele ha prodotto una cura? Il nuovo metodo è stato un successo? Il cammino intrapreso da Abramo portò alla fine alla religione biblica che, secondo il racconto di chiunque, è una fonte importante e la forza della civiltà occidentale.

Tuttavia, stando dove siamo, all’inizio del ventunesimo secolo (più di 3700 anni dopo), non è affatto chiaro che la proliferazione delle nazioni avversarie sia un vantaggio per la razza.

L’umanità nel suo complesso non è ovviamente più riverente, giusta e premurosa.

E l’Occidente sembra spesso stanco; sembra che abbiamo perso il nostro impegno per ciò che è più alto. Dio non ci parla (parlando della civiltà occidentale collettivamente) da molto tempo”.

Le cause del nostro malessere sono numerose e complicate, ma una di queste è troppo spesso trascurata: il progetto di Babele è tornato in auge.

Se pensiamo alla città paradisiaca dei filosofi o all’era post-storica a cui punta il marxismo o, più concretamente, all’imponente edificio delle Nazioni Unite che si trova oggi nella prima città americana, se guardiamo Internet o l’economia globalizzata o il progetto biomedico per ricreare la natura umana senza le sue imperfezioni, se affrontiamo la diffusione della pretesa postmoderna che tutta la verità è creazione umana, vediamo ovunque le prove della visione di una Babilonia rivista.

La nostra nuova Babele può avere successo? E possono scappare – o sfuggire? – i fallimenti del successo del suo antico prototipo? Cosa, ad esempio, venererà? I suoi produttori e i suoi beneficiari la renderanno un posto ospitale per la procreazione e l’educazione dei figli?

Si possono trovare autentici principi di giustizia e altri standard non artificiali per la condotta umana? Sarà autocritica? Può davvero superare il nostro allontanamento, l’alienazione e la disperazione? Chiunque legga i giornali ha gravi motivi di dubbio.

La città è tornata, e così anche Sodoma, balbettando e scomparendo. Forse dovremmo vedere il sogno di Babele oggi, ancora una volta, dal punto di vista di Dio. Forse dovremmo prestare attenzione al piano che ha adottato come alternativa a Babele: dobbiamo essere pronti a fare una passeggiata con Abramo.

Ulteriore studio

Come supplemento a questo articolo, guardate il video di Jeffrey M. Bradshaw, “Una torre di bellezza letteraria: giochi di parole e chiasmi nella storia di Babele” sul sito web di Interpreter Foundation http://cdn.interpreterfoundation.org/ifvideo/TowerOfLiteraryBeauty.m4v (in inglese).

Per un commento versetto per versetto della storia della Torre di Babele in Genesi 11, consultate il libro “Immagine di Dio” di J. M. Bradshaw, pp. 378-438. Il libro (in inglese) è disponibile per l’acquisto in stampa su Amazon.com e come download gratuito in formato pdf su www.TempleThemes.net.

Se volete vedere un video in cui si parli degli attuali “progetti Babele” della società, guardate:

“Il futuro non è più quello di una volta: l’Intelligenza Artificiale incontra la stupidità naturale” di J. M. Bradshaw, tenuto al Secondo Simposio di Scienza e Mormonismo, il 12 marzo 2016: http://www.templethemes.net/media/videos/Jeff%20Bradshaw-480p.m4v (in inglese).

Note finali

1 – Affrontando la questione del diluvio, l’anziano John A. Widtsoe in un suo scritto del 1943, dichiarò (J.AA. Widtsoe, Prove, p.127):

“Dovremmo ricordare che quando gli scrittori ispirati si occupano di episodi storici, mettono in relazione ciò che hanno visto o ciò che può essere stato loro detto, a meno che il passato non venga loro rivelato mediante rivelazione.

Ad esempio, i dettagli della storia del Diluvio sono senza dubbio tratti dalle esperienze dello scrittore.

Lo scrittore della Genesi fece un fedele resoconto dei fatti a lui noti riguardo al diluvio. In altre località, la profondità dell’acqua poteva essere più o meno maggiore”.

2 – Può essere significativo che la Traduzione di Joseph Smith di Genesi 11:1, 6 reciti: “la stessa lingua”, non “una sola lingua”.

3 – Gli studiosi non sono d’accordo sui tempi degli eventuali eventi storici associati alla storia della Torre di Babele.

Ad esempio, John Walton tenta di datare vari sviluppi che sono stati i precursori necessari per la costruzione di Babele (tecnologia dei mattoni cotti, ziggurat, urbanizzazione, governo da parte dell’assemblea dominante) fino alla fine del quarto e all’inizio del terzo millennio a.C. Walton descrive anche i cambiamenti nel clima e nei livelli dell’acqua che hanno favorito la migrazione verso la Mesopotamia meridionale, verso la fine del quarto millennio.

Alla luce di questi risultati, egli sostiene che il sito di Eridu è un possibile sito per gli eventi descritti in Genesi 11.

Nel suo saggio sulla cronologia del libro di Ether, lo studioso Brant Gardner esamina gli argomenti per la datazione della migrazione giaredita che vanno dal 3000 a.C. circa al 1100 a.C. circa (conclusione personale di Gardner).

Alcuni studiosi riportano i dettagli della storia di Babele al regno di Nabucodonosor II (604-562 a.C. circa), che a prima vista sembra poco plausibile. È sempre possibile, tuttavia, che una redazione che descrive un evento precedente possa anacronisticamente includere dettagli di un momento successivo.

Hugh Nibley distingue la storia del Libro di Mormon dalla storia della Bibbia, sostenendo che la “grande Torre di Babele” dei Giarediti era legata a Nimrod e che la “Torre di Babele” fu costruita più tardi.

4 – Per J. H. Walton l’idea che si “sia davvero in attesa di un tempo in cui tutta l’umanità parlerebbe la stessa lingua, la lingua sumera… sarebbe più vicina a Sofonia 3:9, nella quale si attende un’età in cui Dio” cambierà la lingua di tutti i popoli rendendola un unico linguaggio puro'”.

Anche Samuel Morris Brown ha scritto ampiamente sulla storia della ricerca della Chiesa di un “linguaggio puro”.

5 – L’aramaico presumerebbe un’ambientazione per la storia non prima dell’inizio del primo millennio a.C. il che è troppo tardi nel tempo.

6 – Potrebbe essere significativo il fatto che nella traduzione di Joseph Smith questi versi recitino: “la stessa lingua”, non “una sola lingua”.

7 – Tracciando un confronto moderno, Nibley ha scherzato dicendo che era “come alcuni di questi thriller spaziali in TV dove tutti conoscono l’inglese. Non importa dove vai nell’universo, tutti parlano la stessa lingua” (H. W. Nibley, Insegnamenti del Libro di Mormon, 4:266).

8 – Tracciando un’approssimativa analogia tra lo sviluppo delle differenze genetiche e linguistiche, scrive Cavalli-Sforza:

“Durante l’espansione dell’umanità moderna, i gruppi separatisi si stabilirono in nuove località e occuparono nuovi continenti (ad es. i Giarediti); da questi, altri gruppi si separarono e viaggiarono in regioni più distanti.

Questi scismi e spostamenti portarono l’umanità in aree molto remote dove il contatto con le aree e le popolazioni originali divenne difficile od impossibile.

L’isolamento di numerosi gruppi ha avuto due conseguenze inevitabili: la formazione di differenze genetiche e la formazione di differenze linguistiche. Entrambi prendono la propria strada e hanno le proprie regole, ma la sequenza di divisioni che ha causato la diversificazione è comune ad entrambi.

La loro storia, ricostruita usando il linguaggio, è quella delle loro migrazioni e fissioni ed è quindi inevitabilmente la stessa”.

9 – Da una prospettiva della Chiesa, è ironico che il giornale anti-mormone, The Nauvoo Expositor, usasse il termine “confusione” nel condannare la necessità di coloro che si oppongono alla Chiesa (“gli innocenti e gli indifesi”) di mescolarsi con i credenti (“il criminale e colpevole”) (Nauvoo Expositor, Nauvoo Expositor, pagina 3, colonna a):

È un argomento a cui siamo tutti interessati, in particolare i cittadini di questa contea e del paese circostante; il caso ha assunto un aspetto formidabile e pauroso, non è il destino di pochi che è coinvolto in caso di commozione, ma quello di migliaia, in cui necessariamente l’innocente e l’impotente sarebbero confusi con il criminale e il colpevole ….

Grazie a Chris Miasnik per questo riferimento.

10 – Il primo capitolo del libro di Ether descrive le origini dei Giarediti al tempo della “grande Torre di Babele, nel momento in cui il Signore confondeva la lingua del popolo e giurava nella sua ira che dovevano essere dispersi su tutto il volto della terra; e secondo la parola del Signore il popolo fu disperso” (Ether 1:33).

Riferimenti correlati nel Libro di Mormon includono Mosia 28:17 (“la costruzione della grande Torre di Babele, nel momento in cui il Signore confuse la lingua del popolo e furono dispersi sulla faccia di tutta la terra”), Ether 1:3 (“la grande Torre di Babele”).

Vedi anche Mosia 27:17; Helaman 6:28 e la Pagina del titolo e la testimonianza di tre testimoni nell’Introduzione del Libro di Mormon.

Alcuni studiosi della Chiesai hanno esaminato il racconto nel libro di Ether come testimonianza indipendente di Genesi 11. Tuttavia, nel suo commento sul Libro di Mormon, Brant Gardner ha ammonito che i dettagli della storia dei Giarediti non sono così semplici come sembrano.

Ci ha ricordato che Mosia riassumeva soltanto, ed in realtà non traduceva la “prima parte” dell’annotazione dei Giarediti che parlava “della creazione del mondo, e anche di Adamo e un resoconto al tempo anche alla grande Torre di Babele” (Ether 1:3-4).

Pertanto, è improbabile che i riferimenti di passaggio a quella storia antica che abbiamo nel Libro di Mormon siano basati sulle registrazioni dei Giarediti.

Piuttosto, è più probabile che siano stati riportati da Moroni nel libro di Ether da quello che aveva appreso in precedenza nel suo studio delle tavole di bronzo.

In particolare, sostiene che “il materiale che viene tradotto e la comprensione di Mosia della storia biblica della Torre di Babele avevano abbastanza somiglianze da far sì che Mosia modellasse la storia originale dei Giarediti per abbinare la storia delle tavole di bronzo in un punto cruciale”, cioè nella descrizione di come la lingua dei costruttori fosse stata confusa. Continuando, spiega:

Basandoci su ciò che sappiamo su come Joseph Smith tradusse le tavole di Nefi, potremmo aspettarci che Mosia usasse un metodo simile.

Così, quando Mosia vide un contenuto simile, usò il linguaggio familiare dalle tavole di bronzo, proprio come Joseph Smith usò il familiare linguaggio di Isaia nella Bibbia versione di Re Giacomo e il sermone di Gesù nel 3 Nefi.

Sarebbe pericoloso presumere che Mosia avesse usato un metodo di traduzione migliore o più preciso o letterale di quello che fece Joseph Smith mentre traduceva un documento da una lingua sconosciuta attraverso gli stessi interpreti nefiti.

In tal modo, qualunque difficoltà testuale e interpretativa fosse presente nella versione di “Genesi” sulle tavole di bronzo,  avrebbe potuto farsi strada nel sommario di Moroni degli eventi che circondano la partenza dei Giarediti dal Vecchio Mondo.

Nelle parole di Gardner:

“Quando Moroni ha adattato l’adattamento di Mosia, abbiamo la storia che è stata data della Genesi a causa della Genesi stessa, non come una conferma indipendente”.

Alcuni potrebbero obiettare a questa interpretazione degli eventi, pensando che, poiché Moroni e Mosia erano profeti, avrebbero sicuramente saputo ciò che accadeva di loro spontanea volontà, non attraverso la documentazione scritta.

Tuttavia, l’anziano John A. Widtsoe ha spiegato:

“Quando gli scrittori ispirati si occupano di episodi storici, mettono in relazione ciò che hanno visto o ciò che è stato loro detto, a meno che il passato non sia stato mostrato a loro per rivelazione”.

11 – In Osea 7:8, il Signore usa lo stesso verbo ebraico per condannare il modo in cui Efraim è diventato “confuso mescolandosi con le nazioni”.

12 – Questo tipo di “confusione” è sempre relativo ad un particolare gruppo di persone.

Per esempio, in Ether 3:24, il Signore dice a Giared che “ho confuso la lingua in cui scriverai”, tuttavia, in questo caso, intende semplicemente che il linguaggio della sua registrazione “non può essere letto” (Ether 3:22) tranne da quelli che più tardi effettueranno una traduzione usando le pietre che Egli aveva preparato per questo scopo.

13 – Due dei siti più popolari proposti per la Torre di Babele per i primi avventurieri moderni in Medio Oriente erano Borsippa (Birs Nimrud, cioè “torre di Nimrod”) e Dur-Kurigalzu (‘Aqar Qur), ma questi siti furono eclissati dalla scoperta delle rovine di Babilonia.

Babilonia era l’omonimo della biblica Babele. Sargon di Agade (2350 a.C. circa) afferma di aver rimosso le macerie da una fossa di argilla vicino a Agade, chiamandola Babilonia, anche se si pensa che il nome e la città siano stati utilizzati prima.

14 – Si noti che il periodo di tempo di questa descrizione è troppo tardi per riferirsi alla Torre di Babele descritta nella Bibbia. Tuttavia, se qualche israelita avesse visto le rovine di questa struttura durante il periodo dell’esilio, avrebbe potuto ispirare le loro descrizioni concrete della Torre di Babele.

15 – Una traduzione francese di questa iscrizione di Jules Oppert, basata sulla limitata scolarizzazione di un secolo e mezzo fa, viene talvolta ancora citata. La frase in corsivo nella traduzione obsoleta di Oppert induce in errore per il fatto che il testo faccia riferimento a un’alluvione e ad una qualche difficoltà nel parlare:

Il Tempio delle Sette Luci della terra… fu costruito da un antico re (che aveva vissuto 42 generazioni prima) che non completò la sua cima.

La gente lo aveva abbandonato ai tempi del Diluvio, senza che avesse pronunciato le parole (in francese: Les hommes l’avaient abandonné depuis les jours du déluge, en désordre proférant leurs paroles).

Terremoti e fulmini avevano scosso i suoi mattoni essiccati al sole; aveva spezzato i mattoni cotti negli involucri e i muri di sostegno erano crollati in cumuli.

A volte si vede una traduzione inglese simile erroneamente attribuita a William Loftus (Iscrizione su Borsippa).

Tuttavia il libro di Loftus che contiene questa iscrizione si basa in realtà su una traduzione migliore di Henry Rawlinson che non contiene alcun riferimento al Diluvio né a frasi simili a “senza che avesse pronunciato le loro parole”.

16 – Questa lettura del resoconto ovvia alla necessità di spiegazioni più elaborate della terminologia di Nefi. Ad esempio, a volte si presume erroneamente che l’edificio aleggiava sopra la terra:

“L’edificio è apparentemente distaccato dal” mondo “perché il vasto e ampio campo in cui sorge è direttamente collegato alla celestializzazione (l’Albero); e l’edificio, benché visibile e interattivo con quelli sul campo, non ha un vero posto nel mondo dell’Albero” (B. A. Gardner, Seconda testimonianza).

Vedete anche S. K. Brown, citato in Seconda Testimonianza, per una descrizione della cosiddetta “architettura del grattacielo” dell’antica Arabia meridionale che potrebbe aver contribuito all’immaginario del sogno di Lehi.

Questo articolo è stato scritto da Jeffrey M. Bradshaw e pubblicato sul sito ldsmag.com. Questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.