NON LASCIATE CHE QUESTO ORGOGLIO DEL VOSTRO CUORE DISTRUGGA LA VOSTRA ANIMA (Libro di Mormon, Giacobbe 2:16).

Da genitori, diciamo di essere orgogliosi dei nostri figli. Siamo anche orgogliosi del nostro lavoro.

Tuttavia, nelle Scritture non esiste l’orgoglio buono: è sempre considerato un peccato. Perciò, a prescindere dall’uso che il mondo fa del termine, dobbiamo capire che uso ne fa Dio.

L’orgoglio: il peccato universale

Dottrina e Alleanze, una raccolta di rivelazioni moderne de La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, ci dice che il Libro di Mormon è la “storia di un popolo decaduto” (DeA 20:9). Perché il popolo del Libro di Mormon è decaduto? Questo è uno dei messaggi principali del Libro di Mormon. Il guerriero-profeta Mormon dà la risposta nei capitoli conclusivi del libro con queste parole:

“Ecco, l’orgoglio di questa nazione, ossia del popolo dei Nefiti, ha portato alla loro distruzione, a meno che non si pentano” (Moroni 8:27). Alcuni secoli prima dell’epistola di Mormon, Nefi profetizzò riguardo alla sua discendenza: “per ricompensa del loro orgoglio e della loro stoltezza, raccoglieranno distruzione” (2 Nefi 26:10). Nefi e Mormon scrissero a quasi 1.000 anni di distanza l’uno dall’altro, eppure si riferiscono allo stesso evento. In entrambe le dichiarazioni la causa della distruzione del popolo nefita è l’orgoglio.

La dottrina de La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni insegna che tutti noi vivevamo con Dio Padre in un regno spirituale pre-mortale, prima di nascere sulla terra e ottenere un corpo fisico. La Bibbia allude ad una guerra in cielo che precede la creazione della Terra, in cui Lucifero fu scacciato per ribellione e divenne Satana, il padre della menzogna. La dottrina dei Santi degli Ultimi Giorni insegna che tutti noi ci riunimmo in un concilio pre-mortale per offrire il nostro sostegno a Gesù Cristo come Salvatore del mondo. In quel concilio, fu l’orgoglio a far cadere Lucifero, “un figlio del mattino”. (Vedere 2 Nefi 24:12-15; vedere anche DeA 76:25-27; Mosè 4:3) In quell’occasione, Lucifero avanzò una proposta in contrapposizione con il piano del Padre sostenuto da Gesù Cristo. (Vedere Mosè 4:1-3) Desiderava essere onorato al di sopra di tutti gli altri. (Vedere 2 Nefi. 24:13) In breve, il suo desiderio spinto dall’orgoglio era di detronizzare Dio. (Vedere DeA 29:36; DeA 76:28) L’orgoglio fece cadere Lucifero, un figlio del mattino “che aveva autorità alla presenza di Dio”. 

Alla fine di questo mondo, quando Dio purificherà la terra con il fuoco, i superbi saranno bruciati come stoppia e i miti erediteranno la terra. (Vedere 3 Nefi 12:5, 3 Nefi 25:1; DeA 29:9; JS-Storia 1:37; Malachia 4:1) Mitezza non significa debolezza; significa essere veramente umili, cioè rendersi conto che senza Dio non siamo nulla, ma che con il Suo aiuto possiamo fare qualsiasi cosa.

Fu per orgoglio che Cristo fu crocifisso. I Farisei erano furiosi perché Gesù affermava di essere il Figlio di Dio, il che costituiva una minaccia per la loro posizione, e così tramarono la sua morte. Se l’orgoglio portò alla crocifissione dell’unico Uomo senza peccato mai nato e fu la rovina del popolo dell’Alleanza ai tempi del Libro di Mormon, quali conseguenze ha l’orgoglio per il popolo dell’Alleanza oggi?

Il nostro orgoglio personale

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L’orgoglio è la caratteristica principale “dell’uomo naturale”, che è nemico di Dio. Se l’orgoglio può corrompere una persona capace e promettente come Lucifero, non dovremmo forse esaminare anche la nostra anima?

L’orgoglio è un cancro mortale. È un varco da cui si accede a tutta una serie di altre debolezze umane e peccati. In effetti, si potrebbe dire che ogni altro peccato è, in sostanza, una manifestazione dell’orgoglio.

Esso genera odio o ostilità e ci pone in opposizione a Dio e ai nostri simili. Nella sua essenza, l’orgoglio è un peccato che porta a fare paragoni, perché sebbene di solito inizi con “Guarda quanto sono meraviglioso e quali grandi cose ho fatto”, sembra sempre finire con “Perciò, sono migliore di te”.

Questo porta alcuni ad essere baldanzosi nella propria autostima, risultati, talenti, ricchezza o posizione. Considerano tali benedizioni una prova dell’essere “scelti”, “superiori” o “più giusti” degli altri. È il peccato del “grazie a Dio sono più speciale di te”. Alla base c’è il desiderio di essere ammirati o invidiati. È un peccato di autocelebrazione.

Per altri, l’orgoglio si trasforma in invidia: guardano con amarezza coloro che hanno posizioni migliori, maggiori talenti o più beni rispetto a loro. Cercano di ferire, sminuire e abbattere gli altri in un tentativo sbagliato e indegno di auto-elevazione. Quando coloro che sono oggetto della loro invidia cadono o soffrono, segretamente se ne rallegrano.

Gli orgogliosi vorrebbero che Dio fosse d’accordo con loro. Non gli interessa cambiare le loro opinioni per farle coincidere con quelle di Dio. Gli orgogliosi non sanno accettare l’autorità di Dio che dà una direzione alla loro vita. Mettono in contrapposizione la loro percezione della verità con la grande conoscenza di Dio, le loro capacità con il potere del sacerdozio di Dio, i loro successi con le Sue opere potenti. I superbi non ricevono facilmente consigli o correzioni. (Proverbi 15:10; Amos 5:10) Questo è evidente nelle Scritture ogni volta che il popolo si arrabbia per un profeta che lo chiama al pentimento, tanto da ucciderlo.

La disobbedienza è essenzialmente un’altera lotta di potere contro qualcuno che ha autorità su di noi. Può essere un genitore, un dirigente del sacerdozio, un insegnante o, in ultima analisi, Dio. Una persona orgogliosa non sopporta che qualcuno sia al di sopra di lei. Pensa che questo sminuisca la sua posizione.

L’orgoglio è un peccato che porta alla dannazione nel vero senso della parola. Limita o blocca il progresso. (Vedere Alma 12:10-11) Gli orgogliosi non si lasciano istruire facilmente (Vedere 1 Nefi 15:3, 7-11). Non cambiano idea per accettare le verità, perché farlo implica ammettere di essersi sbagliati.

La maggior parte di noi pensa che orgoglio voglia dire egocentrismo, presunzione, vanagloria, arroganza o superbia. Tutti questi sono elementi di questo peccato, ma il cuore, o l’essenza, dell’orgoglio è un altro. La caratteristica centrale dell’orgoglio è l’inimicizia: inimicizia verso Dio e inimicizia verso il prossimo. Inimicizia significa “odio verso, ostilità o stato di opposizione”. È il potere con cui Satana vuole regnare su di noi.

I superbi fanno di ogni uomo un avversario, contrapponendo agli altri il loro intelletto, le loro opinioni, le loro opere, la loro ricchezza, i loro talenti o qualsiasi altro strumento di misura mondano. Come dice C. S. Lewis: “L’orgoglio non trae soddisfazione dall’avere qualcosa, ma solo dall’averne più del prossimo. … È il confronto che rende orgogliosi: il piacere di essere superiori agli altri. Se svanisce l’elemento competizione, svanisce anche l’orgoglio”.

I superbi temono più il giudizio degli uomini che quello di Dio. (Vedere DeA 3:6-7; DeA 30:1-2; DeA 60:2.) “Cosa penseranno gli uomini di me?” conta più di “Cosa penserà Dio di me?”.

I superbi amano “la gloria degli uomini più della gloria di Dio” (Giovanni 12:42-43). Le motivazioni che ci spingono a fare le cose sono il punto in cui si manifesta il peccato.

Quando l’orgoglio si impossessa del nostro cuore, perdiamo la nostra indipendenza dal mondo e consegniamo la nostra libertà alla schiavitù del giudizio degli uomini. Il mondo grida più forte dei sussurri dello Spirito Santo. I ragionamenti degli uomini prevalgono sulle rivelazioni di Dio e i superbi lasciano andare la verga di ferro, simbolo della parola di Dio che, se afferrata e seguita, ci ricondurrà a Lui. (Vedere 1 Nefi 8:19-28; 1 Nefi 11:25; 1 Nefi 15:23-24).

Il valore degli orgogliosi dipende dall’opinione del mondo. La loro autostima è determinata dalla posizione assegnata loro nella scala del successo del mondo. Sentono di avere valore come individui se i numeri al di sotto di loro in termini di risultati, talento, bellezza o intelletto sono abbastanza grandi. L’orgoglio è brutto. Dice: “Se tu vinci, io perdo”.

L’orgoglio spesso mostra che un successo temporaneo non è altro che un fallimento posticipato. L’orgoglio è spesso l’ingrediente chiave di questa formula di successo negativa.

La maggior parte di noi considera l’orgoglio un peccato degli “altolocati”, come ad esempio i ricchi e i dotti, che ci guardano dall’alto in basso (Vedere 2 Nefi 9:42) Tuttavia tra noi c’è una malattia molto più diffusa, ossia l’orgoglio di coloro che guardano dal basso in alto. Si manifesta sotto molte forme, come ad esempio criticare, spettegolare, diffamare, mormorare, vivere al di là dei propri mezzi, invidiare, bramare, non mostrare gratitudine e non lodare gli altri per paura di innalzarli, non saper perdonare ed essere gelosi.

L’egoismo è uno dei volti più comuni dell’orgoglio. Il “come tutto si ripercuote su di me” è il centro di tutto ciò che conta: l’autocompiacimento, l’autocommiserazione, la realizzazione mondana di sé, l’auto gratificazione e la ricerca di sé.

Le Scritture testimoniano che i superbi si offendono facilmente e serbano rancore. (Vedere 1 Nefi 16:1-3) Negano il perdono per tenere un altro in condizione di difetto e per giustificare i loro sentimenti feriti.

Il mondo insegna che affinché qualcuno vinca qualcun altro debba perdere, mentre il Vangelo proclama che vincere nella vita a spese degli altri è sbagliato.

Il consiglio del Signore

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“Ma state attenti all’orgoglio, per timore di diventare come gli antichi Nefiti” (DeA 38:39).

Gesù Cristo è il nostro esempio perfetto. Mentre Lucifero cercò di cambiare il piano di salvezza del Padre e di ottenere la gloria per sé, il Salvatore disse: “Padre, sia fatta la tua volontà, e sia tua la gloria per sempre”. Nonostante le sue magnifiche capacità e traguardi, il Salvatore fu sempre mite e umile.

Gesù disse di aver fatto “sempre quelle cose” che piacevano a Dio. (Giovanni 8:29).

Non dovremmo noi stessi avere uno standard più alto? Questa vita mortale è il nostro campo da gioco. Il nostro obiettivo è imparare ad amare Dio e ad estendere lo stesso amore verso il prossimo. Siamo qui per vivere secondo la Sua legge e stabilire il Suo regno. Siamo qui per costruire, elevare, trattare equamente e incoraggiare tutti i figli del Padre Celeste.

L’apostolo Pietro insegnò che “Dio resiste ai superbi ma dà grazia agli umili” (1 Pietro 5:5). Mormon spiegò: “nessuno è accetto al cospetto di Dio salvo i miti e gli umili di cuore” (Moroni 7:44). E per disegno, il Signore sceglie “le cose deboli del mondo per svergognare le forti” (1 Corinzi 1:27).

Siamo servitori del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

Siamo qui per rimboccarci le maniche e metterci al lavoro.

Siamo chiamati a preparare il mondo per la venuta del nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo.

Dobbiamo imparare, come fece Mosè, che “l’uomo non è nulla” da solo, ma che “a Dio ogni cosa è possibile”.

“E nessuno può contribuire a quest’opera, salvo che sia umile e pieno d’amore” (Dottrina e Alleanze 12:8).

Umiltà non significa convincersi di non valere nulla o di non essere degni. Non significa nemmeno negare o trattenere i talenti che Dio ci ha dato. Non scopriamo l’umiltà pensando meno di noi stessi; scopriamo l’umiltà pensando meno a noi stessi. L’umiltà nasce quando ci mettiamo al lavoro con l’atteggiamento di servire Dio e il prossimo.

L’umiltà dirige la nostra attenzione e il nostro amore verso gli altri.

Possiamo scegliere di essere umili accettando consigli e castighi. Possiamo scegliere di essere umili perdonando chi ci ha offeso. Possiamo scegliere di essere umili rendendo un servizio disinteressato. Possiamo scegliere di predicare la parola che può rendere umili gli altri. (Vedere Mosia 2:16-17).

Possiamo scegliere di essere umili amando Dio, sottomettendo la nostra volontà alla Sua e mettendolo al primo posto nella nostra vita. Scegliamo di essere umili. Possiamo farlo. So che possiamo farlo.

‘Benedetti sono coloro che si umiliano senza essere costretti a essere umili’ … 25 Alma 32:16.

Pensate a quanto ci è costato l’orgoglio in passato e a quanto ci sta costando ora nella nostra vita, nelle nostre famiglie e nella Chiesa.

Possiamo scegliere di essere umili perdonando coloro che ci hanno offeso. (Vedere 3 Nefi 13:11, 14; DeA 64:10).

Possiamo scegliere di essere umili rendendo un servizio altruistico.

Pensate a quanto il pentimento potrebbe cambiare la nostra vita, preservare i nostri matrimoni e rafforzare le nostre case, se l’orgoglio non ci impedisse di confessare i nostri peccati e di abbandonarli (Vedere DeA 58:43).

 

 

Questo articolo è stato pubblicato su https://mormonbible.org. Questo articolo è stato tradotto da Ginevra Palumbo.