Gli insegnamenti del libro di Mormon ci mettono in guardia sui pericoli di sostituire i comandamenti di Dio con i nostri standard morali.

Mentre Isaia descriveva i nostri giorni, il profeta dell’Antico Testamento osservò che le persone “chiamano bene il male, e male il bene” (Isaia 5:20).

Uno dei  modi  in cui abbiamo visto avverarsi questa profezia è stata la crescente accettazione del relativismo morale, ossia  la convinzione che le domande inerenti ai comportamenti giusti o sbagliati siano relative.

L’anziano D. Todd Christofferson del Quorum dei Dodici Apostoli ha detto: “La società, in cui noi viviamo, per più di una generazione ha fallito nell’ incoraggiare una disciplina morale.

Hanno insegnato che la verità è relativa e che ogni persona decide per se stessa cosa è  giusto.

Concetti quali il peccato e l’errore  sono stati condannati in quanto “giudizi dei valori”.

Come  ci spiega il Signore: Ognuno cammina per la sua via e secondo l’immagine del suo proprio dio. (DeA 1:16).”

  • Allo stesso modo, il presidente Thomas S. Monson ha citato uno studio che coinvolgeva i giovani e le loro percezioni etiche e morali in certe situazioni date. Lo studio dimostrò che le preferenze morali ed etiche dipendono dall’individuo: non ci sono standard riconosciuti.¹

Mentre la società, in generale, potrebbe credere che il relativismo morale sia un segno del progresso, il libro di Mormon contiene degli esempi e degli insegnamenti che ci avvertono dei pericoli che possono derivare dal sostituire i comandamenti di Dio con i nostri relativi standard morali.

Verità definita ed identificata male

Gesù

Proprio come Pilato ha chiesto a Gesù “Che cos’è la verità”, anche noi dovremmo cercare di determinare quale sia.

Il libro di Mormon riporta i principi basilari che ci aiutano a vedere la differenza tra la verità di Dio e il sofisma di Satana; il libro include anche una definizione della verità e le strategie per per riconoscerla.

Il profeta Giacobbe insegnò: “lo Spirito dice la verità e non mente.

Pertanto Esso ci svela le  cose come sono  e saranno realmente; pertanto queste cose ci sono manifestate con semplicità” (Giacobbe 4:13; DeA 93:24).

L’enfasi sulla verità come mezzo tramite cui le cose sono veramente sottolinea il contrasto con il modo in cui le cose appaiono e non importa quanto possa essere convincente questo inganno.

Una di queste verità è la realtà del diavolo. Come ha fatto notare Isaia, nel cuore del relativismo morale c’è un’incapacità, o mancanza di volontà, di riconoscere il male.

Nefi ci avvisa che l’avversario “[altri] ne lusinga, e dice loro che l’inferno non esiste; e dice loro : “io non sono il diavolo, poiché non ve n’è alcuno” (2Nefi 28:22).

Allo stesso modo, il libro di Mormon spiega che, non solo l’avversario è reale, ma ha piani per ingannarci e distruggerci sia individualmente che collettivamente. ( 2Nefi 9:28 e Alma 12:3-6).

Diritti verso responsabilità

Un’altra lezione importante, si trova nella storia dell’antiCristo Korihor, i cui insegnamenti stabilirono un relativismo che sfidò i Nefiti per gli anni a seguire ( Alma 30).

Molte e delle sue asserzioni, familiari a un’audience moderno, contengono  le seguenti:

  1. Dio non esiste ( Alma30:28,  Alma 30:37-38).
  2. Credere in Cristo è “una speranza folle e vana” (Alma 30:13).
  3. Coloro che credono nella remissione dei peccati sono vittime di una mente delirante ( Alma 30:16).
  4. il loro sconvolgimento è  causato dal seguire le tradizioni dei loro propri padri e i capricci di capi corrotti ( Alma 30:14,  Alma 30:23-28, 31).
  5. L’uomo è una creatura (Alma 30:17).
  6. Ogni uomo [avrebbe trascorso] questa vita secondo il suo modo di condursi;……e qualsiasi cosa un uomo [facesse] non era un crimine (Alma 30:17).
  7. Non c’era il peccato e quindi non ci sarebbe stato bisogno di un Salvatore ( Alma 30:17-18).
  8. Coloro che incoraggiano le persone ad osservare i comandamenti, le privano dei loro “diritti e privilegi” (Alma 30:27).

L’ultimo punto è particolarmente pericoloso perché col dare tanta importanza ai  diritti si elimina ogni discussione sulle responsabilità.

Adducendo come scopo maggiore la libertà individuale, il relativismo morale in realtà minaccia il privilegio di esercitare la libertà, ignorando le conseguenze negative del rischio di noncuranza delle proprie responsabilità verso gli  altri.

Da Caino fino ai ladroni di Gadianton,  c’è sempre stato chi ha  creduto che i propri diritti fossero  più importanti di quelli degli altri.

Infatti, l’enfasi di Korihor riguardo ai  “diritti” non è niente di più che una versione rivisitata del tentativo premortale di Satana di privarci del libero arbitrio.

Concentrandoci sulla perdita dei diritti, non ci riteniamo responsabili, particolarmente nelle relazioni con gli altri, e, perciò, inconsapevolmente rinunciamo alla  nostra libertà di scelta, esattamente come desidera l’avversario.

L’anziano Dallin H. Oaks, membro del Quorum dei Dodici Apostoli, ha sottolineato:

apostolo mormone“Una delle conseguenze del  preferire all’assolutismo morale il relativismo morale… è che questo  comporta un cambiamento corrispondente sull’enfasi da responsabilità a diritti.

Le responsabilità sono originate in assoluti morali. Contrariamente, i diritti trovano la loro origine in principi legali, che sono facilmente manipolabili dal relativismo morale.

Sarebbe da folli credere che questa conseguenza non facesse parte dei piani dell’avversario.

Una situazione simile, insieme alla credenza che l’uomo è solamente una “creatura”, genera un contesto in cui il relativismo morale può fiorire.

In risposta alla dottrina di Korihor,  Alma proclamò il potere travolgente della verità e il vuoto del relativismo morale:

“Ed ora, che prova hai tu che non vi è nessun Dio, o che Cristo non verrà? Io ti dico che non ne hai nessuna, salvo la tua parola soltanto.

Ma ecco, io ho tutte le cose a testimonianza che queste cose sono vere; e tu pure hai tutte le cose a testimonianza che esse sono vere” (Alma 30: 40-41).

La risposta di Alma potrebbe essere il risultato del suo precedente confronto con il relativismo morale.

Quando erano giovani uomini, lui ed i figli di Mosia, cercarono di distruggere la Chiesa e condussero molti a peccare ( Mosia 27: 8-10).

Ma quando l’angelo affrontò Alma, gli disse che suo padre aveva pregato affinché lui potesse “essere portato alla conoscenza della verità” (Mosia 27:14).

Come spiegò Alma in seguito, la conoscenza della verità non ci viene donata necessariamente tramite le visite degli angeli ma bensì attraverso uno schema o un comportamento che sembrerà familiare a coloro che hanno ottenuto una testimonianza della verità:

“Ecco, vi attesto che io so che queste cose di cui ho parlato sono vere. E come supponete che io sappia che sono vere?

Ecco, io vi dico che mi sono rese note dal Santo Spirito di Dio. Ecco, ho digiunato e pregato molti giorni, per poter conoscere queste cose da me” (Alma 5:45-46).

Questo schema di digiuno, preghiera e meditazione è il medesimo schema usato da tutti per  giungere alla conoscenza della verità.

Questo schema, inoltre, ribadisce solennemente che la conoscenza della verità si può acquisire solo assumendosi la responsabilità delle proprie azioni: non è solamente un diritto che ci viene riconosciuto.

La saggezza di Dio a confronto della saggezza dell’uomo

Il libro di MormonIl libro di Mormon, infine, spiega il processo mediante il quale il relativismo morale guida  in genere l’uomo a fare affidamento sulla propria saggezza anziché su quella di Dio.

In seguito alla battaglia con Zerahemla, Helaman, il figlio di Alma, sentì che era necessario divulgare nuovamente la parola di Dio tra i membri della Chiesa e nominare nuovi sacerdoti ed insegnanti (Alma 45).

Ma c’era dissenso tra alcuni dei membri della Chiesa, a causa dei cambiamenti, e molti erano convinti dalle parole di Amalichia, credendo che si dovesse stabilire una monarchia.

Helaman, rappresentante della Chiesa come in qualità di sommo sacerdote, si oppose alle argomentazioni di Amalachia, potere sovrano, ma nonostante questo “ve ne furono molti nella chiesa che credettero alle parole lusinghiere di Amalichia, perciò dissentirono perfino ella chiesa” (Alma 46:7).

Uscito però allo scoperto il vero volto di Amalachia, molti dei suoi seguaci “avevano dei dubbi in merito alla causa che avevano intrapreso” (Alma 46:29).

In altre parole, non tutti i seguaci di Amalachia agivano in questo modo semplicemente per l’avidità o il potere; alcuni credevano addirittura che fosse merito della posizione pro-monarchia.

E tuttavia è chiaro che la posizione della Chiesa non sia questa… alcuni membri della Chiesa credevano che la propria saggezza riguardo Amalachia ed i suoi insegnamenti fossero più grandi dell’ispirazione dei dirigenti del sacerdozio.

Successivamente ebbero un mutamento di cuore ma, sfortunatamente, era troppo tardi. La ribellione che ne seguì causò il conflitto che caratterizza il resto del libro di Alma.

Innumerevoli vite sarebbero state risparmiate se questi membri della Chiesa avessero avuto fiducia nell’ispirazione divina  e non nella propria presunta saggezza.

Oggi, i profeti e gli apostoli hanno dichiarato che, sebbene il relativismo morale mondiale peggiorerà, per molti il desiderio di verità e pace (che deriva dal sapere come sono realmente le cose) aumenterà nella stessa misura.

Per coloro che cercano sinceramente la verità, il libro di Mormon offre chiarezza.

Anche se fu scritto molti secoli fa, i suoi avvertimenti riguardanti il relativismo morale, così come la sua promessa che ogni persona può conoscere la verità, sono ancora importanti per noi oggi.

Forse ora più che mai, la promessa di Moroni inasprisce il confronto con il potere del diavolo, rassicurando coloro che cercano sinceramente che se lo chiederete con cuore sincero, con intento reale, avendo fede in Cristo, Egli ve ne  manifesterà la verità mediante il potere dello Spirito Santo.

E mediante il potere dello Spirito Santo voi potrete conoscere la verità di ogni cosa” (Moroni 10:4-5).

Note:

¹Thomas S. Monson, “Osate essere soli ,” Liahona, Nov. 2011.

Questo articolo è stato scritto da Daniel L. Belnap, professore associato di Scritture Antiche della Brigham Young University ed è stato tradotto da Nadia Manzaro.