Hyrum Smith (il fratello maggiore del profeta Joseph) era evidentemente ben visto tra i suoi vicini di Palmyra, almeno finché il coinvolgimento della famiglia Smith con il Libro di Mormon e le vicende collegate non li hanno collocati oltre il limite della rispettabilità.

La reputazione del testimone

Per esempio, è stato eletto come membro del consiglio di amministrazione scolastico nel 1828.

Con questo ruolo gestiva, insieme ad altre due persone, gli affari educativi locali ed i fondi della scuola, ed assumeva glu insegnanti.

Inoltre, almeno dal 1828 era un membro in piena regola della loggia massonica di Monte Moria N°112, indicando che era stato nominato ed approvato all’unanimità, come qualcuno il cui carattere si sarebbe riflettuto bene sull’organizzazione, secondo il libro di Richard Lloyd Anderson Investigating the Book of Mormon Witnesses del 1981.

La costanza del testimone

Un anno dopo la sua elezione come membro del consiglio di amministrazione scolastico, quest’uomo rispettato divenne un testimone del Libro di Mormon.

Da quel momento in poi la sua testimonianza e fedeltà al suo fratello minore furono notevolmente costanti.

Per esempio, forse rispondendo a commenti che definivano l’esperienza degli otto testimoni quale meramente “spirituale” e visionaria, Hyrum insisté in un discorso del 1838 sulla letterale veridicità di tale evento (cit.).

“Egli disse che non aveva altro che due mani e due occhi”, ricorda Sally Parker in una lettera scritta nell’agosto del 1838 e inclusa nello stesso libro. “Disse che aveva visto le tavole con i suoi occhi e le aveva maneggiate con le sue mani”.

La fedeltà del testimone

Poi, nel dicembre del 1839, Hyrum stesso scrisse delle sue sofferenze in Missouri, dove era stato arrestato nell’autunno del 1838 e poi imprigionato nella Liberty Jail dai primi di dicembre ad aprile:

“Sono stato abusato e gettato in una segreta, e confinato per mesi a causa della mia fede e della ‘testimonianza di Gesù Cristo’.

Nonostante ciò ringrazio Dio per aver sentito una determinazione a morire, piuttosto che rinnegare le cose che i miei occhi avevano visto, che le mie mani avevano maneggiato, e di cui ho portato testimonianza, a prescindere dalla mia sorte.

E posso assicurare i miei diletti fratelli che quando null’altro che la morte si era presentata [dinanzi a me], potevo portare la testimonianza più forte di quanto io abbia fatto nella mia vita” (cit).

Anche le sue affermazioni private alla famiglia erano consistenti [con la sua testimonianza].

Per esempio, il cognato di Hyrum, Joseph Fielding, sostenne (in una lettera del 1841) che “mia sorella porta testimonianza che suo marito ha visto e maneggiato le tavole” (cit.)

La sincerità del testimone

Infine, nel giugno del 1844, Hyrum Smith suggellò la sua testimonianza nella prigione di Carthage con il suo sangue (È degno di nota che la parola greca equivalente a “martire” significa “testimone).

La mattina in cui Hyrum partì per Carthage si aspettava di morire; e con questi pensieri in mente, in cerca di conforto aprì Ether 12:36-38 nel Libro di Mormon, che dice:

“E avvenne che pregai il Signore di voler dare ai Gentili la grazia, affinché potessero avere carità. E avvenne che il Signore mi disse:

Se essi non hanno carità, ciò non t’importa: tu sei stato fedele e pertanto le tue vesti saranno rese pure. E poiché hai veduto la tua debolezza, sarai reso forte, fino a sederti nel luogo che ho preparato nelle dimore di mio Padre.

Ed ora io… dico addio ai Gentili, sì, e anche ai miei fratelli che amo, fino a che ci incontreremo dinanzi al seggio del giudizio di Cristo, dove tutti gli uomini sapranno che le mie vesti non sono macchiate del vostro sangue. ”

Secondo coloro che si trovavano in prigione con Joseph e Hyrum appena prima il loro martirio, “durante la sera il patriarca Hyrum Smith lesse e commentò parti del Libro di Mormon, riguardanti l’imprigionamento e la liberazione dei servi di DIo per amor del Vangelo.

Joseph portò una solenne testimonianza alle guardie dell’autenticità divina del Libro di Mormon, della Restaurazione del Vangelo, del ministero degli angeli, e che il regno di DIo era stato ancora stabilito sulla Terra” (vedi History of the Church, volume 6:600).

Hyrum Smith

La mattina del loro omicidio, il 27 luglio 1844, “Sia Joseph che Hyrum portarono una fedele testimonianza sull’opera degli ultimi giorni, e sulla venuta del Libro di Mormon” (ivi, volume 6:610)

Quella sera, prima del tramonto , la folla inferocita aveva fatto il suo lavoro. “I testamentari ora sono morti” scrisse John Taylor, annunciando il loro martirio (vedere Dottrina e Alleanze 135:4-5), “ed il loro testamento è in vigore”.

Data la sua eccellente reputazione, la sua coerenza persino durante grandi prove, la sua ovvia sincerità e la sua fedeltà sino alla morte, Hyrum Smith è un testimone molto credibile.

Questo articolo è stato scritto da Daniel Peterson, pubblicato su mormoninterpreter.com ed è stato tradotto da Stefano Nicotra.