Il “frontespizio” del Libro di Mormon, che è stato tradotto da Joseph Smith, finisce con un’esclamazione piuttosto intrigante per un libro di scritture:

“Ed ora, se vi sono degli errori, sono gli errori degli uomini; perciò non condannate le cose di Dio, affinché siate trovati senza macchia dinanzi al seggio del giudizio di Cristo”.

Il Libro di Mormon è per sua stessa ammissione un testo imperfetto, cosa sulla quale hanno insistito gli autori e compilatori dei suoi stessi libri (1 Nefi 19: 6; Mormon 8: 12; Mormon 9: 31; Ether 12: 23 – 25).

Nonostante i principi del Vangelo di Gesù Cristo contenuto al suo interno siano corretti, il testo ha sofferto di alcuni problemi e difficoltà non solo nella scrittura originale da parte dei profeti antichi, ma anche nella trascrizione, nella composizione e nella trasmissione di edizione in edizione in questi ultimi giorni.

Ad ogni modo, come ha scritto Wilford Woodruff nel 1841: “Joseph ha detto che il Libro di Mormon [è] il più giusto di tutti i libri sulla terra e la chiave di volta della nostra religione, e che un uomo si avvicina di più a Dio obbedendo ai suoi precetti che a quelli di qualsiasi altro libro”.

Molti si sono chiesti come ciò sia possibile se c’è la possibilità che ci siano errori nella storia testuale del libro. Lo studioso Hugh Nibley, Santo degli Ultimi Giorni, ha risposto a questa domanda facendo una distinzione tra il messaggio del Libro di Mormon e i “dettagli tecnici” della sua stampa:

“Joseph Smith… ha proclamato che il Libro di Mormon sia il libro più corretto della terra. Ma in che senso più corretto? … cosa è un libro “corretto”?

Un libro i cui margini sono tagliati correttamente, con una rilegatura appropriata, con un indice utile e un’accurata numerazione delle pagine? Nient’affatto.

Questi non sono altro che dettagli tecnici, come lo sono la punteggiatura, la sillabazione o addirittura la grammatica; tutti dettagli ai quali chi critica il Libro di Mormon hanno dato priorità assoluta.

Sembra chiaro che il Libro di Mormon sia il “libro più corretto sulla terra” perché vivendolo e applicando i suoi insegnamenti, una persona può avvicinarsi a Dio più che con qualsiasi altro libro.

In una rivelazione data al Profeta nel 1832, il Signore spiega che i membri della Chiesa “rimarranno sotto… condanna finché non si pentiranno e non ricorderanno la nuova alleanza, il Libro di Mormon e i comandamenti precedenti che ho dato loro, non solo per dire, ma per fare, secondo ciò che ho scritto” (Dottrina e Alleanze 84: 57).

Perciò la “correttezza” del Libro di Mormon, insieme con le altre sacre scritture, non si trova nella perfezione tecnica o verbale, bensì nel potere di trasformazione che possiede nel correggere e guidare le vite dei lettori che ne seguono gli insegnamenti.

Detto questo, un attento esame del manoscritto e svariate edizioni di stampa del Libro di Mormon aiutano i lettori ad apprezzare la vera integrità del suo testo; questo tipo di esame accurato viene chiamato analisi del “testo critico”.

Lavorare per produrre il “testo critico” del Libro di Mormon, o la scoperta della storia testuale del Libro di Mormon Inglese, è stata un’area particolarmente produttiva della ricerca accademica degli studiosi Mormoni (Santi degli Ultimi Giorni).

Il semplice lavoro eseguito dagli studiosi ha aperto il cammino all’analisi dei cambiamenti selezionati nel Libro di Mormon Inglese attraverso la sua storia.

Dopo aver lavorato per più di 25 anni, Royal Skousen, un professore di linguistica e Lingua Inglese presso l’Università di Brigham Young, ha prodotto un testo critico completamente sviluppato in più volumi.

Il lavoro di Skousen ha prodotto come risultato la contribuzione alla pubblicazione del trascritto originale e del manoscritto di stampa del Libro di Mormon nel 2001, la sua edizione del Libro di Mormon del 2009 tramite la Yale University Press (una casa editrice legata all’università di Yale, in Connecticut), quattromila pagine di analisi, virtualmente di ogni variante non grammaticale del testo, e la pubblicazione dell’edizione di un facsimile fotografico del manoscritto di stampa del Libro di Mormon all’interno della collana “Joseph Smith Papers”.

Con il lavoro di Skousen, non solo ci avviciniamo al testo originale del Libro di Mormon come dettato da Joseph Smith, ma possiamo anche tracciare più da vicino che mai quanti e quali errori e cambiamenti furono fatti (sia intenzionali che non) quando il Libro di Mormon fu inizialmente copiato, composto, e stampato tra il 1829 e il 1830.

Gli errori del Libro di Mormon

angelo MoroniQuesto lavoro sul testo è utile ed impressionante per svariate ragioni; per discutere tutte le scoperte del voluminoso lavoro di Skousen  si andrebbe molto oltre questo breve trattato.

Ciò nonostante, generalmente parlando, oltre a tracciare i cambiamenti nel testo del Libro di Mormon, il lavoro di Skousen ha rivelato tre scoperte fondamentali collegate al testo del Libro di Mormon e che vale la pena sottolineare; come ha spiegato Skousen stesso in un articolo del 2012:

“Sono giunto alla conclusione che ci siano tre scoperte importanti risultate dal progetto di analisi del testo critico del Libro di Mormon; il primo è che Joseph Smith ha ricevuto il testo in lingua inglese, parola per parola, mentre lo leggeva al suo scrivano; la seconda scoperta è che il testo originale in lingua inglese era costruito in modo preciso.

(Dove è presente un testo contenente errori, solitamente la versione precedente è di qualità superiore); la terza scoperta è l’identificazione di 256 cambiamenti del testo che possono fare la differenza nel significato o nella sillabazione di un nome; cambiamenti che si sarebbero presentati in qualsiasi traduzione del libro.

In ultimo, queste scoperte mi hanno portato a concludere che uno studio rigoroso del Libro di Mormon richieda un testo il più accurato possibile”.

In aggiunta a questi tre punti, Skousen ha identificato degli ebraismi non inglesi all’interno del testo del Libro di Mormon, compresi alcuni ebraismi che erano stati rimossi dal primo manoscritto del Libro di Mormon probabilmente a causa dello stile contorto del linguaggio ebraico nella costruzione in inglese.

Skousen e il suo collega Stanford Carmack hanno inoltre discusso il fatto che la lingua inglese del Libro di Mormon non si debba attribuire all’inglese del diciannovesimo secolo, ovvero dei tempi di Joseph Smith, ma piuttosto ad una lingua presente in un periodo antecedente lo sviluppo della lingua inglese.

Il testo critico del Libro di Mormon che ne risulta è indispensabile per aiutare i lettori a comprendere la natura degli scritti dei Nefiti e la traduzione del Profeta. Dagli appunti storici, Joseph ha sistematicamente visto e dettato le parole del testo al suo scriba.

Come mostrato da Skousen, nel manoscritto vi sono prove date linea su linea che avvalorano questa prova storica e che puntano a portare alla luce una più “fedele” traduzione del testo.

Oltre che chiarificare i punti confusi che erano frutto degli errori di trascrizione, il testo critico è stato utile anche a identificare e spiegare dei luoghi in cui gli editori hanno deciso di compiere dei miglioramenti sullo stile del testo.

Un esempio di ciò può essere letto nelle parole di Moroni, le parole di Moroni citate all’inizio di questo  articolo e presenti verso la fine del Libro di Mormon. L’edizione del Libro di Mormon del 1830 dice:

“ Se vi sono errori, essi sono gli errori degli uomini”, mentre l’edizione del 1837, scritta personalmente da Joseph Smith, fu corretta per risultare “Se vi sono degli errori, sono gli errori degli uomini”; sembra che il Profeta abbia fatto questa correzione per rendere il passaggio più leggibile.

Il lavoro di Skousen mostra infine che il Libro di Mormon è stato portato alla luce con grande cura e costanza; ciò conferma quello che il Signore ha detto a Oliver Cowdery nel giugno del 1829, lo stesso mese in cui la traduzione del Libro di Mormon è stata completata:

“Ecco ti ho manifestato mediante il mio Spirito in molte occasioni che le cose che hai scritto sono vere; pertanto tu sai che sono vere. E se sai che sono vere, ecco, io ti do il comandamento di confidare nelle cose che sono scritte; poiché in esse sono scritte tutte le cose che riguardano la fondazione della mia chiesa, il mio Vangelo e la mia roccia” (Dottrina e Alleanze 18: 2- 4).

Le “cose che [Oliver] ha scritto” di cui si parla in questo passaggio, includono di certo il Libro di Mormon.

Con il lavoro di Skousen, i Santi degli Ultimi Giorni hanno, insieme con la testimonianza dello Spirito, una conferma alla quale potersi “affidare” riguardo al fatto che il Libro di Mormon sia un testimone e una solida base scritturale.

“Gli errori si sono insinuati all’interno del testo”, ha ammesso Skousen, “ ma non c’è alcun errore rilevante che interferisca con il messaggio del [Libro di Mormon], né con la sua dottrina.

Questi errori del testo non hanno mai impedito ai lettori del Libro di ricevere una propria testimonianza riguardo la sua veridicità”.

A questo riguardo ha aggiunto: “tutta questa preoccupazione sul numero di cambiamenti [all’interno del Libro di Mormon]è ingannevole… la parola di Dio ci arriva comunque… attraverso il Libro di Mormon nonostante i saltuari errori di traduzione”.

Si può tranquillamente concludere affermando che l’autenticità del Libro di Mormon è supportata sia dalla testimonianza dei suoi testimoni in carne ed ossa, come ad esempio Martin Harris e David Whitmer, che dalla testimonianza del manoscritto stesso, formato da inchiostro e carta.