Viviamo in un’epoca di meraviglie tecnologiche e scientifiche. È anche un momento di incertezza, in cui molti si chiedono se la fede e la religione abbiano un posto nella loro vita o nella pubblica piazza.

Lo storico Richard Tarnas ha descritto l’inizio del 20° secolo con queste parole:

“Usando la sua intelligenza naturale, e senza l’aiuto della rivelazione divina della Sacra Scrittura, l’uomo è penetrato nei misteri della natura, ha trasformato il suo universo ed ha migliorato immensamente la sua esistenza…

Il suo stesso ingegno e la sua volontà potrebbero cambiare il mondo. La scienza ha dato all’uomo una nuova fede, non solo nella conoscenza scientifica, ma in se stesso.”

Qualche decennio più tardi, negli anni ’20 e ’30, ci sono stati momenti di disillusione e cinismo. La fede in Dio è stata messa in discussione ampiamente ed apertamente.

La nozione di progresso è stata distrutta e sostituita da un senso di impotenza e di disperazione.

Il cambio della marea

Non molto tempo dopo che la seconda guerra mondiale si concluse, apparvero due opere di letteratura che andavano notevolmente contro la marea della disperazione.

Erano “Le cronache di Narnia” di C. S. Lewis e la trilogia de “Il Signore degli Anelli” di J. R. R. Tolkien.

Nuova Gerusalemme

Questi due uomini erano stati due soldati nella prima guerra mondiale e avevano visto la morte e gli orrori da vicino. Entrambi gli uomini avevano perso molti dei loro amici durante la guerra ma, incredibilmente, non avevano ceduto né al cinismo, né all’ateismo che erano spesso delle conseguenze della guerra.

Dopo la guerra, Lewis e Tolkien diventarono professori universitari ed amici. Insegnarono ad una generazione di studenti a lottare per dare un senso al mondo, in un momento in cui la fede era stata apertamente messa in discussione.

Le loro storie celebrano il coraggio, l’onore, la fratellanza e la fede; soprattutto la fede.

Cosa possiamo imparare da questi uomini come noi, anche di fronte ad un’epoca in cui la fede viene tolta dal mondo? Il messaggio di Lewis e Tolkien per la prossima generazione non era che la fede in Dio fosse fallita ma, piuttosto, che la fede deve essere vista nella sua corretta cornice.

Tale cornice è il mondo caduto in cui coloro che hanno il dono prezioso della fede devono lottare per il bene, contro le forze combinate di un nemico che vuole la distruzione.

Alcuni contemporanei hanno criticato queste due chiamate letterarie alla fede. Hanno accusato Lewis e Tolkien di dare ascolto alle virtù di un’era passata.

In un mondo vorticoso, con tali alternative ad un cristianesimo apparentemente screditato, C. S. Lewis e J. R. R. Tolkien hanno scritto le loro storie di missioni eroiche. Entrambi i lavori hanno sorpreso i critici per la loro popolarità.

Era come se avessero spruzzato acqua fredda sui volti dei loro lettori, ricordando a coloro che erano abbattuti che il mondo era sempre stato un luogo dove il bene ed il male avevano combattuto per il predominio sul cuore umano.

Una presenza costante nelle loro opere è la realtà del male, anzi la personificazione dell’ultimo nemico di tutto ciò che è buono. La guerra non era la prova, per Lewis e Tolkien, che non vi fosse alcun Dio, ma che ci fosse un diavolo.

Se noi abbiamo fede, allora dobbiamo mantenerla anche durante la lotta costante che continua ad andare avanti nel mondo, tra la luce e “l’ombra”, come  la definiva Tolkien.

Si tratta di un mondo decaduto. Le Scritture chiamano Satana “il principe di questo mondo” (Giovanni 12:31; DeA 127: 11). Le opere di entrambi, Lewis e Tolkien, contenevano figure sataniche che hanno cercato di dominare crudelmente gli esseri umani: la Strega Bianca in un caso, Sauron nell’altro.

Di cosa ha bisogno l’umanità, in un mondo così? Abbiamo bisogno di forze per contrastare un male senza limiti e di un eroe per condurre quelle forze, un salvatore se si vuole.

Da soli, tutti i personaggi delle storie con cui ci identifichiamo arrivano al punto del proprio fallimento. Hanno bisogno di qualcuno più forte di quanto loro stessi siano.

Anche noi attendiamo il ritorno di un re

Il Nuovo Testamento parla per 318 volte del ritorno di Cristo, in 260 capitoli. Chiaramente il Signore lo ha destinato a noi perché fossimo pronti per questo.

seconda venuta di cristo

La metafora del Nuovo Testamento, relativo alla seconda venuta, è quella di un servitore che deve essere preparato per il ritorno del suo padrone.

A volte possiamo dimenticare qual è esattamente la grande speranza del cristianesimo. Non è che Gesù Cristo soddisfi tutte le nostre aspirazioni naturali di felicità. È la speranza in un futuro trionfale che solo Dio potrà darci.

Ognuno di noi deve affrontare una scelta. Possiamo scegliere di vedere noi stessi come servitori del Signore e cercare umilmente di sapere ciò che Egli vuole che noi facciamo con i talenti e con il tempo che ci ha dato.

Come tali, possiamo provare a far crescere il Suo regno ed a prepararlo per il Suo ritorno.

Oppure possiamo immaginare che il peso di tutta la storia sia su di noi. Troppi cadono in questa trappola. Si dimenticano che essi sono i Suoi servitori e cominciano ad immaginare che Egli sia il loro.

Pensano erroneamente che Cristo è venuto a realizzare tutti i loro sogni. Per coloro che cadono in una tale trappola, la preghiera diventa come far cadere un memo su una scrivania, in un ufficio celeste: “La prego di prendersi cura di questo nel più breve tempo possibile”.

Nelle storie di Lewis e Tolkien, i buoni sono sempre umili, nella vita che si trovano a vivere. Sanno che fanno parte di una storia più grande e cercano di svolgere la loro parte con i cuori fedeli. Frodo, una volta esprime il suo desiderio di non voler intraprendere un cammino così difficile.

“Neanche io” risponde Gandalf “e neanche tutti coloro che vivono questi tempi. Ma non sta a loro decidere. Tutto ciò che dobbiamo decidere è cosa fare con il tempo che ci è dato”.

Lewis e Tolkien hanno respinto la visione della vita senza fede ed egocentrica. I loro eroi hanno capito che il dolore e la perdita fanno parte di questa vita, ma che l’ultima vittoria è la loro. In queste storie, molte sono le sconfitte e grande è la sofferenza che i servi sopportano, mentre lottano per il bene di questo mondo.

La qualità della fede nelle opere di Tolkien e di Lewis non è vaga, la spiritualità non è poco impegnativa, come sembra essere il sistema di credenze preferito della generazione del nuovo millennio.

Sembra che nessuno voglia essere etichettato oggi con dei giudizi, così il nostro mondo ha creato degli dei che non giudicano mai e non comandano. Ci danno solo continue affermazioni e non ci negano nulla di ciò che vogliamo.

Ma non è questo che credevano Lewis e Tolkien. In particolare nella figura di Aslan, Lewis ha descritto un Dio amorevole ma severo, che è venuto a salvarci dai nostri peccati e non nei nostri peccati.

Mentre crescevamo i nostri figli, mia moglie ha spesso citato una frase delle cronache di Narnia: “Aslan ‘non è un leone addomesticato.'” Era un modo per spiegare che dobbiamo arrivare alla vita eterna alle Sue condizioni, non alle nostre. Dobbiamo accettare la volontà di Dio per la nostra vita, anche quando non lo comprendiamo pienamente.

E questo è il messaggio del Vangelo: “Non c’è nessun altro flusso.” Solo un flusso contiene l’acqua della vita eterna. Troviamo una metafora simile nella visione di Lehi dell’albero della vita.

C’è solo un sentiero che conduce all’albero della vita. Il percorso è spesso oscurato dalle brume tenebrose provenienti da una fonte del male.

Senza una mano sulla verga di ferro, potremmo vagare in quelli che vengono chiamati “strani percorsi” e il nostro mondo è pieno di tali percorsi. Tutti coloro che hanno seguito questi percorsi, si sono persi (vedete 1 Nefi 8:20-32).

Dobbiamo essere abbastanza umili per seguire il Suo percorso e non il nostro.

Miei cari fratelli e sorelle, il nemico delle vostre anime vi invoglierà a prendere questi strani percorsi, a dedicare la vostra vita preziosa e non a costruire il regno di Dio, ma a qualsiasi altra causa.

Dal punto di vista di Satana, qualsiasi causa va bene per deviare i figli di Dio da un percorso che permette loro di mantenersi saldi alla verga di ferro e, quindi, ricevere delle rivelazioni.

Questo mondo è pieno di alternative che, se diventano il proprio obiettivo primario, possono portare Dio stesso fuori dalla nostra vita: alternative come i social media, che soddisfano alcune esigenze, come fare dei soldi o seguire ossessivamente uno sport o alcune cause sociali.

Ci sono infiniti percorsi, nel nostro mondo, diversi da quello che porta all’albero della vita. Lewis ha riassunto la conclusione a cui era giunto William Law, un ecclesiastico del 18° secolo:

“Se non avete scelto il Regno di Dio, alla fine non farà nessuna differenza ciò che avete scelto al suo posto”.

Quindi, per favore ricordate che c’è una trama di una storia, in questo mondo. Si tratta di un racconto epico.

Si tratta di un vero Re che è nascosto alla vista del mondo per un periodo, mentre il suo regno è governato da un pretendente al trono malvagio, un despota crudele che cerca di governare con la guerra, il sangue e l’orrore.

seconda-venuta

Ma il vero re ha veri seguaci, umili servitori che sono in grado di vedere attraverso tutte le bugie e gli inganni del nemico e che cercano di costruire la loro fedeltà al vero Re.

Essi cercano di preparare un popolo che sarà pronto a riceverlo quando verrà nella gloria e sconfiggerà il falso re, premiando coloro che attendono con ansia la Sua venuta.

Lewis e Tolkien sono esempi di chi ha visto l’ultima realtà dietro tutti i conflitti e le ingiustizie di questo mondo, i suoi fardelli e i dolori. Sapevano, come si legge in Ether 4:12, che “il bene viene da nessuno, salvo che si tratti di Gesù Cristo“.

Questa è anche la mia testimonianza.

Quando pensate a Cristo bambino, ricordate anche il seguito di quella storia: il futuro ritorno del re. Mentre riflettete sulla stalla di Betlemme, tenete accanto ad essa queste gloriose visioni del Suo ritorno.

“E vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; e colui che lo cavalcava si chiamava Fedele e Veritiero… I suoi occhi erano come una fiamma di fuoco e sul suo capo molti diademi… Ed egli ha sulla sua veste e sulla coscia un nome scritto: RE DEI RE E SIGNORE DEI SIGNORI” (Rivelazione 19:11-12, 16).

“E così grande sarà la gloria della sua presenza che il sole nasconderà la sua faccia per la vergogna, e la luna tratterrà la sua luce… E la sua voce deve essere sentita: Ho calpestato il tino da solo, e ho portato il giudizio su tutti gli uomini…

Ed ora è venuto il mio anno di redenzione; ed essi fanno menzione della bontà del loro Signore, e tutto ciò che egli ha concesso loro in base alla sua bontà, e secondo la sua benignità, nei secoli dei secoli” (DeA 133: 49-50, 52).

Se siamo pronti per la Sua venuta, se siamo alla ricerca di essa, quel giorno sarà un grande momento di ricongiungimento e di gioia. Fate la vostra scelta, fratelli e sorelle, di utilizzare il tempo per la causa che conta di più, quella che conduce al regno millenario di Gesù Cristo.

Porto la mia testimonianza che Egli è il vero re di questo mondo. Gesù venne la prima volta come il Cristo bambino, un agnello mite e umile che offrì se stesso per i nostri peccati.

Sta per tornare in gloria, per ricevere il riconoscimento di ogni lingua e l’omaggio di ogni ginocchio (vedete Filippo 2:10-11). Possiamo essere preparati al ritorno del nostro Re.

Questo discorso è stato scritto dall’anziano Larry Y. Wilson e tradotto da Cinzia Galasso