Protestando contro Dio riguardo all’ingiustizia della sofferenza, avevo dimenticato una cosa: il mio dolore, era anche il Suo.

Una mattina, lessi su un giornale la notizia di alcune donne che erano state stuprate da un gruppo e torturate durante la guerra civile serba.

Piansi inconsolabilmente per due ore, perché sapevo che stava accadendo anche in altri parti del mondo.

Nello stesso mese, due amiche mi confidarono, separatamente, di aver subìto degli abusi da bambine. Era troppo.

Ancora una volta mi chiesi come potevo fidarmi dell’amore e della bontà di Dio quando permetteva così tanto male, ingiustizia e sofferenza?

Iniziai a soffermarmi su questi pensieri e le riflessioni a cui giunsi, hanno cambiato la mia relazione con il Salvatore.

3 riflessioni che cambieranno la tua relazione con il Salvatore

Il Libro di Mormon riporta una risposta audace alla mia domanda, che va oltre ciò che propone il mondo. Cristo non ha semplicemente sofferto per i nostri peccati.

Ha preso su di sé “le pene di tutti gli uomini, sì, le pene di ogni creatura vivente, siano uomini, donne e bambini, che appartengono alla famiglia d’Adamo” (2 Nefi 9:21).

Questo include malattie, afflizioni, tentazioni, infermità, dolori, sofferenze e “il castigo, per cui abbiam pace” (Alma 7:11–12; Mosia 14:3–5).

L’anziano David A. Bednar lo descrive in questo modo:

“Pertanto, il Salvatore non ha solo sofferto per i nostri peccati e per le nostre iniquità, ma anche per le nostre pene fisiche e per le nostre angosce, per le nostre debolezze e per le nostre mancanze, per i nostri timori e per le nostre frustrazioni, per le nostre delusioni e per il nostro scoraggiamento, per i nostri rimpianti e per i nostri rimorsi, per la nostra disperazione, per le ingiustizie e per le malvagità che patiamo e per il logorio emotivo che ci assale.

Non c’è dolore fisico, né ferita spirituale, né angoscia dell’anima o del cuore, né infermità o debolezza che voi o io possiamo mai provare durante la vita terrena che il Salvatore non abbia provato per primo” (“Portare agevolmente i propri fardelli”, Liahona, Maggio 2014).

A ragione non sopportiamo il fatto che Dio abbia mandato dei bambini innocenti in famiglie violente.

Dovrebbe però anche stupirci pensare che Gesù abbia essenzialmente inviato sé stesso in ognuna di quelle case.

Il Padre celeste non ha semplicemente mandato suo Figlio a morire per noi in modo globale.

Gesù il Salvatore e Redentore del mondo

Foto: lds.org

Lo ha mandato a sentire i dolori quotidiani e le fitte mortali di ogni bambino, donna o uomo che siano mai vissuti.

Nel Giardino del Getsemani, Gesù trascese il tempo e lo spazio per accompagnare, in qualche modo, ogni singola anima nel Suo viaggio individuale attraverso il male ed il dolore.

Ha sentito ogni cosa, insieme ad ognuno di noi.

Ha guardato attraverso gli occhi pieni di lacrime di coloro che lottano per capire o vivere provando attrazione per lo stesso sesso.

Ha sentito gli sbalzi d’umore dei bipolari. Ha affrontato insieme a noi tutte le nostre chemioterapie, la pena delle procedure di divorzio, le volte in cui siamo stati respinti e i fallimenti devastanti.

Vedi anche: Alla ricerca di Dio: Il nostro rapporto con il divino

Gesù conosce il parcheggio deserto o la stanza buia nei quali ci rifugiamo per piangere.

Sa cosa vuol dire avere le ginocchia doloranti e gli occhi gonfi, quando abbiamo finito le lacrime ma non le domande.

Queste pene sono anche le Sue. E questo delinea la nostra relazione con il Salvatore.

Egli sa cosa ci sta chiedendo. Cosa mi sta chiedendo. Lo sa pienamente. Personalmente. Intimamente.

Gesù non ha dimenticato quanto fa male. In un certo senso, sta ancora sentendo tutto.

una visione dell'espiazione di Gesù Cristo

“Gethsemane” di Adam Abram

Ad un certo punto, mi resi conto che avrei potuto parlare dell’Espiazione al presente, piuttosto che al passato.

È vero, la vittoria dell’Espiazione è completa al 100%, conclusa, un fatto storico assoluto.

Cristo disse: “Tutto è compiuto”. Eppure Cristo ha anche detto che “il tempo è misurato solo per gli uomini” e “tutte le cose sono presenti dinanzi a me, poiché Io le conosco tutte” (Alma 40:8; Mosè 1:6).

Poiché Gesù ricorda tutte le cose come fossero attuali, Egli può ancora trovarsi nel pieno delle nostre esperienze, sopportare il dolore con noi, qui ed ora, qualunque cosa stiamo soffrendo. Egli dice:

“Ecco, io t’ho scolpita sulle palme delle mie mani; le tue mura mi stan del continuo davanti agli occhi” (Isaia 49:16).

In questo verso, le parole “ti” e “tua” sono termini singolari (non plurali, “vi” e “vostra”).

Qui il Signore non sta parlando collettivamente con un gruppo di persone. Sta parlando con ognuno di noi individualmente, uno per uno.

Con la stessa facilità con cui richiamo alla mente una melodia, Gesù ha ben presente nella Sua mente e nel Suo cuore, la portata di ogni problema che stiamo attraversando.

La Sua conoscenza non è solo mentale, ma piuttosto è scolpita nelle cellule, nei tendini e nelle profondità spirituali della sua stessa anima, in modo permanente.

Egli non si limita ad osservare il nostro dolore. Quest’ultimo è continuamente davanti a Lui. Ne soffre insieme a noi. Piange con noi. Sanguina con noi.

Sente la paura e la confusione. Trema per il dolore che proviamo. Anche quando siamo arrabbiati con Lui.

Vede i limiti intellettuali che bloccano la nostra comprensione. Vede i limiti fisici che ci impediscono di svolgere le attività che desideriamo.

Vede i muri sociali e culturali che mettiamo tra le persone.

Li vede dal nostro lato del muro. Sente i nostri dolori e la nostra comprensione   limitata.

È letteralmente impossibile che soffriamo da soli, a prescindere da quanto ci sentiamo vittime nei nostri momenti peggiori.

Quando Cristo chiede ai suoi santi di sopportare cose difficili o dolorose, subisce lo stesso trattamento.

4 cose che Dio vuole ricordiamo nei momenti di difficoltà e di buioComprendere l’Espiazione mi ha aiutato ad affrontare i punti delicati della storia della Chiesa e dell’Antico Testamento.

Non capivo ancora del tutto gli scopi globali di Geova, ma sono riuscita a vedere come, accettando volontariamente di prendere su di sé le nostre sofferenze quotidiane, abbia dimostrato innegabilmente il Suo amore.

Ogni volta che Cristo ha dato un comandamento che richiedeva sofferenza o sacrificio (dall’abnegazione, alla prigionia, al martirio), ha preso lo stesso dolore su sé stesso. Ha patito l’umida prigione con Geremia.

Vedi anche: Come ho combattuto per tornare a Cristo

Conosce la fiamma ardente che consumò Abinadi. Ha subìto la distruzione insieme a ogni ebreo mandato prigioniero a Babilonia e la punizione per ogni anima che morì a Gerico.

Il nostro dolore è anche il dolore di Cristo

Cristo ha richiesto ai pionieri di attraversare a piedi le valli. Pertanto, la Sua espiazione ha dovuto includere anche quella sofferenza: Cristo ha sentito il dolore dei passi insanguinati, il dolore del dover seppellire i bambini lungo la strada e il freddo delle acque dei fiumi che venivano attraversati.

Attraverso l’Espiazione, Cristo ha vissuto personalmente il matrimonio plurimo dal punto di vista della quinta moglie e della prima moglie.

Egli stesso ha attraversato ogni dolorosa lotta legata a questo comandamento.

Nel Getsemani, Gesù ha indossato i panni di ogni figlio nero di Dio, tenuto lontano dalle benedizioni del sacerdozio e del tempio.

Conosce l’umiliazione della segregazione e della discriminazione dall’interno, non solo in questi casi ma anche nelle galere degli schiavi e nelle camere a gas e in ogni altra occasione della storia umana.

relazione con il SalvatoreComprende pienamente quanto possa essere difficile vivere la legge della castità quando gli altri si sposano o cedono alle tentazioni.

Ha provato lo smarrimento, la solitudine e il dolore senza speranza quando i compagni eterni non arrivano o quando l’attrazione per lo stesso sesso impedisce a di arrivare al matrimonio.

Non posso comprendere le ragioni per le quali Gesù Cristo ci abbia chiesto di superare questo tipo di prove.

Ma so che la mia relazione con il Salvatore è cambiata quando ho compreso che, anche se non capisco tutto, non posso più affermare che Cristo non sia giusto per averci richiesto di affrontare le nostre sofferenze ed i nostri dolori.

Perché li ha subiti tutti anche Lui.

Il nostro dolore è anche il dolore di Cristo: 3 riflessioni che cambieranno la tua relazione con il Salvatore è stato originariamente scritto da Shalissa Lindsay ed è stato pubblicato su ldsliving.com, intitolato Our Pain Is Christ’s Pain, Too: 3 Insights That Will Change Your Relationship with the Savior. Italiano ©2020 LDS Living, A Division of Deseret Book Company | English ©2020 LDS Living, A Division of Deseret Book Company