Come ben sappiamo, la comunità  è un insieme di individui che condividono lo stesso ambiente e sono uniti da interessi e valori comuni. Generalmente, le comunità sono abbastanza grandi e dove la maggior parte dei membri neanche si conoscono.

Ma non è sempre così.

Il bello di vivere nella comunità

Infatti, il Ramo a cui appartengo costituisce una piccola comunità di persone che, però, nonostante il numero ristretto, sono molto unite tra di loro  ed intraprendenti.

Il gruppo è formato da persone eterogenee sia per quanto concerne l’età anagrafica, che l’estrazione sociale e il grado di cultura. Io sono tra i più giovani. Siamo persone molto affiatate tra di noi: oltre al sentimento religioso, ci unisce un forte spirito di collaborazione e di aiuto reciproco.  

Per noi  l’obiettivo principale è quello di poter migliorare la vita dei singoli individui portando loro la parola del Vangelo e i benefici ad esso connessi.

Purtroppo, mi accorgo che la società a cui appartengo, in particolare quella locale, ha una concezione errata di ciò che noi siamo, al punto di non voler condividere nulla con noi credendoci ”figli del demonio” che possono indurre gli individui al peccato.

L’immagine esteriore dei membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni è quella di una coppia di persone di lingua inglese con camicia bianca, cravatta e targhetta che percorrono le vie cittadine con l’intento di fermare la gente al fine di provocarne la conversione.

Se si pone la domanda: ”chi sono i Mormoni e che cosa fanno? ” nessuno saprà dare una risposta , se per confonderli con i Testimoni di Geova. Questa ignoranza è dovuta alla scarsa conoscenza che si ha della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.

Con questo articolo cercherò di aprire le porte della Chiesa per condurvi al suo interno offrendovi una visita guidata e facendovi vedere non soltanto l’aspetto teologico, ma soprattutto quello relativo all’organizzazione ed ai rapporti interpersonali.

La scoperta di una nuova chiesa

i mormoni

Il mio primo contatto con la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, l’ho avuto alcuni anni fa quando ero alla ricerca di un centro per poter migliorare la mia conoscenza della lingua inglese e venni a sapere, per puro caso leggendo delle locandine affisse sui muri della città, che venivano impartite delle lezioni a titolo gratuito da parte di madrelingua in una certa via della città.

Interessato mi presentai e, così, potei scoprire che la sede dove si svolgevano queste lezioni, era una Chiesa non cattolica.

Era la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, meglio conosciuta come ”la Chiesa dei Mormoni”.  

Per me fu il primo contatto e la prima conoscenza con questa comunità di cui non conoscevo pressoché nulla, anzi, a dire il vero, sulle prime rimasi un po’ perplesso pensando che potesse essere sconvenevole, che un cattolico come me frequentasse un altro tipo di Chiesa.

Infatti, fui sconsigliato dagli amici dell’epoca di frequentare quel luogo, in quanto temevano che prima o poi avrebbero potuto farmi qualcosa di malvagio.

Le mie paure e perplessità invece furono immediatamente dissipate sin dal primo contatto che ebbi con i Mormoni. Trovai un ambiente molto accogliente, con persone sorridenti e gioviali che subito vollero fare amicizia con me. Conobbi così un giovane missionario di diciannove anni che ancora non parlava perfettamente l’italiano.

Era quella la sua prima città in qualità di missionario e mi propose di aiutarlo ad imparare l’italiano così come lui avrebbe fatto con me aiutandomi ad imparare l’inglese. Posso garantire che né lui e né tanto meno i membri della Chiesa hanno mai esercitato su di me delle pressioni per convincermi a convertirmi al loro credo.

Da parte mia, giorno dopo giorno, accrescevo la conoscenza della realtà Mormone: mi piaceva l’amicizia e l’armonia che vi regnavano, l’organizzazione di piccole feste e, in generale, il loro saper stare insieme anche in occasioni come l’ultimo atto della vita.

Pian piano, crebbe in me l’interesse per questa comunità e così volli apprendere di più circa le notizie fondamentali alla base della loro religione.

Devo ringraziare a tal proposito il giovane missionario che, prima di andare via, mi regalò il Libro di Mormon contenente una dedica con la quale mi ringraziava per l’aiuto e l’amicizia che gli avevo dato in un momento per lui molto difficile poiché si era venuto a trovare, per la prima volta, in un paese lontano dalla propria casa e con una lingua a lui del tutto sconosciuta.

Nei giorni successivi iniziai a leggere il libro rimanendone molto interessato, ma senza spingermi oltre.

Continuai ad andare in Chiesa ed a seguire le varie attività anche al di fuori delle lezioni, grazie al fatto che avevo stretto delle amicizie con i membri ed uno di questi, in particolare, avrebbe avuto una grande importanza nel mio cammino verso la conversione.

Seppe infatti dare risposta a dei miei interrogativi riguardo alla fede, alla religione e per questo motivo non finirò mai di ringraziarlo. Lui è diventato per me una guida ed un riferimento sicuro e, quindi, ho chiesto ed ottenuto che fosse lui a seguirmi durante i colloqui ed a battezzarmi.

Io mormone

Trovare una religioneUna volta diventato membro, ebbi la possibilità di poter partecipare ad altre attività e riunioni all’interno della Chiesa.

La domenica mattina prendevo parte assieme a tutti i membri alle riunioni sacramentali dove potevamo rinnovare le nostre alleanze battesimali e, attraverso classi specifiche, crescere sia culturalmente che spiritualmente.

Inoltre, nella Chiesa vengono assegnati dei compiti ad ogni membro tra cui. uno che mi ha particolarmente colpito, è quello relativo “all’insegnamento familiare”.

Nel primo periodo come membro, non mi era ancora del tutto chiaro cosa significasse veramente questo incarico.

Senonché, un giorno mi venne chiesto se mi andasse di partecipare, assieme ad altri insegnanti familiari, ad una giornata di ”insegnamento familiare tipo”, ma in una maniera del tutto particolare.

Avremmo dovuto svolgere il lavoro di insegnanti aiutando una famiglia di membri ad effettuare un trasloco. Ovviamente accettai anche se non avevo ancora capito del tutto quale collegamento ci fosse tra l’insegnamento ed il trasloco.

Fu una giornata molto faticosa ma al tempo stesso molto divertente, al temine della quale condividemmo un messaggio spirituale che ci unì più che mai, relativo all’importanza di aiutare gli altri in qualsiasi situazione perché noi siamo tutti figli di spirito del Padre Celeste e, in quanto tali, siamo fratelli e sorelle.

Infatti, uno dei nostri compiti è quello di aiutare ed amare il prossimo come se stessimo amando noi stessi ( La Sacra Bibbia, Matteo 22: 37 -39).

Ecco il nesso che c’era tra essere un insegnate familiare e il trasloco. Inoltre, nel bel mezzo del trasloco notammo una coppia di anziani in difficoltà. La loro auto non partiva più ed avevano troppa paura a chiedere aiuto a qualcuno. Interrompemmo momentaneamente il nostro lavoro e ci proponemmo di aiutarli.

Dopo essere riusciti a far partire la loro auto la signora,  per ringraziarci, volle darci dei soldi che rifiutammo sostenendo che lo avevamo fatto con piacere ed era un nostro dovere soprattutto perché uomini di Chiesa. La signora pensò che fossimo cattolici come lei.

Ma quando seppe che eravamo Mormoni si mise a piangere e si scusò perché aveva sempre pensato che i Mormoni fossero persone cattive a causa delle dicerie provenienti da persone loro amiche mal informate, e ci promise che da quel momento non avrebbe mai più pensato male perché aveva capito, grazie al nostro esempio, chi erano veramente i Mormoni.

Grazie al nostro lavoro ricevemmo una grande ricompensa spirituale per aver aiutato non solo quella coppia, ma anche la famiglia dei membri. In questo modo si venne a creare  un vero e proprio rapporto di fiducia e fratellanza reciproco che non potrà mai essere spezzato con il tempo.

Grazie a quell’esperienza capii non solo il ruolo di insegnante familiare, che consiste  nel vegliare sugli altri membri al fine di istruirli ed aiutarli nei momenti di difficoltà, ma anche cosa significa essere un vero figlio di Dio che si sforza, giorno dopo giorno, a seguire l’esempio di Gesù Cristo nell’ aiutare il prossimo, senza scopo di lucro ma solo per la soddisfazione di aver compiuto un’opera di bene.

 Questi sono i membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. La coppia di anziani lo capì in quel momento e sono sicuro che anche i loro amici adesso lo sanno.

Non soltanto questo. Compresi finalmente quale fosse l’elemento che permetteva ad un Ramo così piccolo di essere forte: fiducia, solidarietà, amicizia e fratellanza sono legami che rendono potenti chiunque, anche i piccoli.

Questa è la nostra Chiesa: sempre aperta ad accogliere tutti coloro che avranno il coraggio di guardare ad essa con occhi privi di ipocrisia ed infondata titubanza.

La conversione è piena di conoscenza della verità, ed il farsi conoscere è lo sforzo che viene giornalmente profuso dalla piccola comunità del Ramo per fare sempre più grande la propria Chiesa.

Questo articolo è stato scritto da Alberto Battista