Negli ultimi 25 mesi, ho portato tre dei miei figli al Centro di Addestramento Missionario (MTC) in Provo, dove sono stati addestrati per essere missionari a tempo pieno per la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.

Oni volta che tornavo, come ho fatto qualche mercoledì fa (che è il giorno tipico in cui  i missionari americani entrano al Centro di Addestramento Missionario – MTC), gli amici e i vicini mi dicevano: “Hai pianto tutto il tempo, mentre tornavi a casa?” oppure “Oh, devi essere molto affranta” oppure “che giorno triste”.

Questi commenti mi sorprendono, perché queste tre visite al Centro di Addestramento Missionario (MTC) sono state delle belle esperienze. Ecco perché:

Sapevo che questo giorno stava arrivando

Per quanto riguarda i due figli maschi, io e mio marito Dave sapevamo, fin da quando erano embrioni, che volevamo che loro servissero una missione. Inoltre, Dave ogni volta riferiva alle loro future missione non in termini di “Se scegli di…”, ma in termini di “Quando andrai…”

Abbiamo previsto l’arrivo al Centro di Addestramento Missionario di quel giorno per tutta la vita dei nostri figli (letteralmente), e speriamo che gli altri tre ragazzi seguano l’esempio dei loro fratelli.

Neanche il giorno della loro partenza è arrivato all’improvviso; dopotutto, non è che stiamo vivendo nell’epoca di Brigham Young, centocinquanta anni fa, dove lui estendeva le chiamate in missione dicendo alla congregazione quali uomini dovevano essere in partenza la settimana successiva.

Adesso, invece, i missionari possono persino scegliere la loro data disponibilità; perciò, non c’è sorpresa, anche perché sono mesi che compiliamo le famose carte, che facciamo la spesa e le valigie.

Invece, quando nostra figlia ha scelto anche lei di servire una missione, è stata una sorpresa sia per noi genitori che per lei.

Decise di partire all’incirca un’ora dopo l’annuncio della riduzione dell’età per il servizio missionario, nell’ottobre del 2012; e anche lì, abbiamo avuto molte settimnane e mesi per prepararci per quel giorno, e lo aspettavamo con ansia.

Servire una missione è un’avventura fantastica

missionari mormoniChe sia in Tokyo, Giappone, o in Toledo, Ohio, una missione porterà delle esperienze che loro non otterranno altrimenti.

Alcuni giorni li scoraggerano (come il mangiare la carne di un animale che normalmente terresti in casa) o persino li deluderanno, ma molti giorni saranno edificanti e motivanti, e non vorrei che nessuno dei miei figli si perdessero esperienze del genere.

Ho sentito di madri manifestare preoccupazione nel mandare i loro figli in missione, turbate che i loro figli potrebbero essere trascurati eccessivamente, o che non potrebbero riuscire ad affrontare i vari problemi.

Ma se pensiamo alla vita come un’avventura, come un breve momento nella nostra esistenza eterna datoci per ottenere esperienza, allora il crescere un figlio fino a che lui sia grande abbastanza per andare in missione, solo per poi tirarsi indietro, è come guidare per 18 anni per andare a Gardaland, ma poi mettersi a fissare semplicemente il parco per rendersi conto che c’è folla, c’è il sole e c’è un sacco di coda, oltre che alle divertentissime giostre.

A quel punto, scegliere di restare al sicuro nel parcheggio è uno spreco di tempo prezioso; perciò, uscite fuori e vivete le vostre avventure, qualunque e dovunque esse siano.

La separazione è solo temporanea

Il nostro ex-vescovo mi disse che la missione di due anni di suo figlio passò molto più velocemente di quando si aspettava. (Sua moglie non era d’accordo). Ma ora che nostra figlia e uno dei nostri figli sono tornati, se guardo indietro nel tempo, mi stupisco di quanto velocemente è passato.

Non fraintendetemi, i miei figli mi sono mancati un sacco; ai loro compleanni e a natale ho sentito un sacco di malinconia, e speravo ardentemente che loro ricevessero i loro pacchi.

E noi siamo mancati anche a loro; uno dei miei missionari ha mancato il matrimonio della sorella, e l’altro deve ancora conoscere il suo primo nipote, ed entrambi non hanno potuto partecipare al funerale della nonna.

Ma io volevo tenerli a casa per questi avvenimenti? Per festeggiare con noi, o per confortarmi quando piangevo? No.

Ci saranno altri matrimoni, altre nascite, e sì, anche altri funerali. Ciò che i miei figli hanno imparato mentre servivano il Signore è molto più importante di ciò che avrebbero ottenuto o ciò che mi avrebbero fornito se fossero restati a casa.

E poi, passa velocemente. davvero!

Se sono in missione vuol dire che sono sulla strada giusta.

Perché dovrei essere affranta o triste che mio figlio ha scelto di andare e servire il Signore?

Io no, voglio festeggiare! Voglio gioire! A dirla tutta, avrei preferito ci fosse una grande mano a lato del  dove i genitori potevano battere il cinque con l’edificio e dire:

“Ce l’abbiamo fatta! Nostro figlio è un missionario!” (Ho provato gli stessi sentimenti nel tempio, quando abbiamo portato i nostri figli a ricevere la loro investitura).

Loro non sono davvero i miei figli, ma sono in prestito

Centro di Addestramento MissionarioOgni volta che un nuovo nato è stato piazzato nelle mie mani, ho sentito distintamente che il Signore mi stava affidando uno dei suoi figli, uno dei miei fratelli in spirito, e che lui mi avrebbe chiesto un rapporto di ciò che ho fatto con quel figlio, e che un giorno lo rivorrà indietro.

Come Anna, nel vecchio testamento, che ha portato suo figlio Samuele al tempio (vedi 1 Samuele 1:28), sono stata felicemente in grado di riportare quattro dei miei figli a lui, finora, e ho provato un enorme sensazione di soddisfazione mentre entravo al tempio con loro, e prego che i prossimi cinque saranno valorosi allo stesso modo, nonostante i loro genitori.

Ho anche sentito una forte sensazione di liberazione, come se un macigno fosse tolto dalle mie spalle, mentre guardavo i miei figli entrare per le porte del Centro di Addestramento Missionario (MTC).

Non era il fatto che la spesa sarebbe costata di meno e che il bucato era di meno (succede, e confesso che è un piccolo bel vantaggio), ma sapevo, senza ombra di dubbio, che ora erano sotto la protezione del Signore, che era molto più sicura e istruttiva di quanto la mia avrebbe potuto mai essere.

È vero che a volte un missionario è coinvolto in un incidente, e che tragicamente alcuni muoiono, ma l’anziano Dallin H. Oaks, del Quorum dei Dodici Apostoli, disse:

“I giovani uomini e donne sono otto volte più sicuri nel campo di missione rispetto alla popolazione generale dei loro coetanei a casa. Considerando i pericoli del lavoro missionario, questo record di mortalità non è altro che un miracolo”.

Chiaramente il Signore se la cava meglio con i diciannovenni, rispetto a tutti noi.

Ma, curiosamente, quando il mantello del missionario è stato rimosso dalle spalle di mia figlia, lo scorso autunno, ho sentito il mantello della maternità ritornare su di me più pesante ora, come se il Signore mi stesse facendo sapere riguardo alla sua maturità spirituale, alla sua preparazione alle sue nuove possibili sfide della vita (università, matrimonio, maternità), e che lei era di nuovo affidata a me, e che dovevo cercare di non incasinare il tutto.

Si, ho pianto e singhiozzato

Le chiamate mi spaventanoHo sentito che nessun genitore può prendersi tutto il merito di come i loro figli diventano, ma nenache dovrebbero prendersi tutta la colpa.

Conosciamo molti amici e famiglie che, nonstante siano parenti fedeli come Lehi E Saria, hanno dei figli che sono diventati un pò’ co me Laman e Lemuele.

Ho versato lacrime per questi genitori i cui figli promettenti si sono allontanati dal vangelo e hanno scelto di non servire una missione, perciò mi sentirei in colpa a piangere perché i miei figli hanno scelto di andare, sapendo quanto disperatamente i miei amici vorrebbero essere nei miei panni.

Centro di Addestramento Missionario

Si, lo confesso, al Centro di Addestramento Missionario ho tirato su con il naso, e avevo un nodo alla gola mentre cercavo di dire a mio figlio che gli volevo bene, e non sono stata in grado di parlare prima che lui si allontasse allegramente verso la sua nuova vita da missionario.

Ma non ero così perché provavo tristezza, ma gioia, gioia pura.

Gioia nel fatto che, mentre il mondo diventa sempre più egoistico e pieno di sè, mio figlio scelse invece volontariamente di riempirsi del servizio del Signore.

Quale potrebbe essere un giorno migliore di questo?