Sapete che c’è qualcuno che morirebbe per conoscerci?

Lasciate che vi racconti: non molto tempo fa, stavo parlando al telefono a tarda notte con mio marito che lavorava fuori città da qualche tempo, sulle strade ghiacciate dell’Alaska.

Gli stavo raccontando gli eventi della mia giornata e mentre descrivevo come mi ero sentita a causa di un particolare incontro con qualcuno, ho iniziato a non gradire il mio tono.

Non mi piaceva il modo in cui mi stavo comportando e così, anche se nel frattempo la conversazione si era spostata su altri argomenti, mi sono fermata e ho detto:

“Spero che le mie osservazioni di poco fa non ti siano sembrate da pettegola oppure inopportune. Non intendevo essere così”.

Mio marito mi ha fermato e mi ha risposto: “Mariah, conosco il tuo cuore”. Non avevo bisogno di spiegarmi oltre. Lui conosce il mio cuore. Sul mio viso è nato un sorriso che lui non ha visto, ma che avrà probabilmente sentito attraverso il telefono.

Che sensazione meravigliosa avere qualcuno che ti conosca e ti ami abbastanza da non aver bisogno che tu ti difenda.

Avere qualcuno che sa cosa ci sia nel tuo cuore così bene da poterti aiutare ad essere più vero e più fedele al tuo sé migliore, senza condannarti se inciampi lungo la strada”.

Qualcun altro mi conosce così. E conosce anche voi

'Jesus and the Children' by David Textiles

‘Jesus and the Children’ by David Textiles

Dopo che il Salvatore venne tradito con un bacio da un caro amico, fu portato al palazzo del sommo sacerdote Caifa dove i capi dei sacerdoti e gli anziani “cercarono qualche falsa testimonianza contro Gesù per metterlo a morte”.

La stanza era senza dubbio piena di uomini con espressioni severe e che lo condannavano, fredde come le pareti calcaree che li circondavano, in questo palazzo costruito per un uomo che non riusciva a riconoscere il Re dei Re.

Furono sollevate accuse, ma Gesù mantenne la Sua serenità. Alla fine il sommo sacerdote rispose e disse: “Ti scongiuro per il Dio vivente, affinché tu ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”.

“Tu lo hai detto” rispose Gesù e, poi, aggiunse: “anzi vi dico che da ora innanzi vedrete il Figliuol dell’uomo sedere alla destra della Potenza e venire sulle nuvole del cielo” (Matteo 26:64).

Per Caifa fu abbastanza, si strappò le vesti e disse agli altri che non avevano bisogno di altri testimoni. Avevano sentito la stessa bestemmia proprio dalle labbra dell’accusato.

Gli altri conclusero (come avevano concluso molto prima di quel processo) che Egli era colpevole e punibile con la morte.

È sul momento successivo a questa scena che la mia mente si sofferma continuamente durante il periodo pasquale, mentre contemplo la vita e la missione di Cristo e sento il continuo desiderio di essere conosciuta e compresa.

“Allora gli sputarono in faccia, e lo presero a schiaffi; e altri lo colpirono con il palmo delle mani, dicendo: profetizzaci, tu Cristo, chi è colui che ti ha colpito?” (Matteo 26:67-68)

Lo stavano deridendo, mettendo alla prova la Sua abilità divina e non credendo in Lui neanche per un secondo. Eppure non riesco ad immaginare questo momento senza rendermi conto di quanto intimamente conoscesse ogni persona che lo aveva crudelmente colpito.

Aveva vissuto l’espiazione proprio quella sera stessa, sentiva tutte le loro pene ed i dolori e le loro più profonde delusioni; aveva pagato per i loro peccati.

Ogni mano che incontrava dolorosamente il suo volto era una mano che ora Egli era straordinariamente pronto a tenere tra le Sue. Ed era ancora disposto ad andare avanti, nonostante le loro azioni deliberate.

Li aveva sempre amati con quell’amore perfetto che tutti ci sforziamo di provare, ma ora Egli li conosceva.

Ora li conosceva in un modo attraverso il quale nessun altro avrebbe mai potuto conoscerli. Sapeva esattamente chi lo colpiva, sapeva molto più che i loro nomi.

Egli morirebbe per conoscerci

Gesù cristo

A portrait of the Savior by Jon McNaughton.

Mi chiedo se avessero avuto il più piccolo sospetto, se tra coloro che lo stavano torturando nessuno si rendesse conto di chi Egli fosse.

Forse, in un momento di tale colpa, se uno di quelli che attirava la Sua attenzione si fosse reso conto che Egli poteva vedere attraverso di loro direttamente nella loro anima rendendosi conto di quanto egli li conoscesse, si sarebbero ritratti.

Ma per il resto di noi, quale fonte di gioia è avere un Salvatore che morirebbe per conoscerci!

Al di fuori dei miei rapporti più stretti, trascorro gran parte della mia vita sentendomi una sconosciuta.

Come se fossi un’attrice che entra in una sala di audizioni e ha meno di tre minuti per convincere un tavolo di sconosciuti se valga la pena investire su di me, scommettere su di me.

Il più delle volte, non ne sono convinti ed io rimango a pensare che “se solo mi conoscessero, se solo sapessero cosa potrei portare in questo spettacolo, mi sceglierebbero in un batter d’occhio”.

La maggior parte di noi non ha più di tre minuti per dare una bella impressione, ma nonostante ciò probabilmente passeremmo la maggior parte della nostra vita a non essere conosciuti davvero da chi ci circonda.

La maggior parte delle persone con cui interagiamo raramente ha più di una visione di ciò che siamo e anche allora è probabile che ci fraintendano o ci sminuiscano a meno di quanto possiamo essere.

Ma c’è qualcuno che voleva così tanto conoscerci da essere disposto a soffrire più dolore di quanto chiunque altro avesse mai fatto o voluto.

C’è una netta differenza nella comprensione da parte di colui che semplicemente può sborsare i soldi utili a pagare il nostro debito e colui che si mette nei nostri panni, lavora giorno e notte e fa gli straordinari, assumendosi la nostra inadeguatezza e le nostre frustrazioni, per pagare il nostro debito.

Gesù Cristo ha fatto proprio così. Ha lasciato una casa celeste e ha acquisito la fragilità mortale non solo per salvarci dalla morte, ma per aiutarci nella vita.

“E prenderà su di lui le loro infermità, affinché le sue viscere siano piene di misericordia, secondo la carne, affinché possa conoscere secondo la carne come soccorrere il suo popolo secondo le loro debolezze” (Alma 7:12).

Egli sa come aiutarci. Non lo fa perché è obbligato o tanto per fare un gesto di bontà, lo fa perché prova un amore perfetto e ha una conoscenza certa di ciò che sentiamo e di come possiamo guarire.

Egli conosce i nostri cuori. E soffrì perché potesse conoscerli. E tutto ciò che dobbiamo fare per accettare questo incredibile dono che Egli ci offre è sforzarci di conoscerLo.

Sapete che c’è qualcuno che morirebbe per conoscerci?

Questo articolo è stato scritto da Mariah Proctor e pubblicato su ldsmag.com. Questo articolo è stato tradotto da Cinzia Galasso.