Non mi sono mai considerata un esempio di donna dalla fede forte. Mi è capitato di guardare spesso ad altri e pensare che avrei voluto essere come loro, avere la loro fede incrollabile, le loro certezze.

Ma la mia vita è sempre stata un alternarsi di dubbi e fede, fin da ragazzina.

Chiunque abbia provato a vivere una vita seguendo il vangelo, gli insegnamenti di Gesù Cristo, e i comandamenti, sa cosa questo significhi.

Quanti di voi direbbero che quel cammino è una passeggiata serena, in riva al mare, durante il tramonto, con la brezza che scompiglia i capelli ed il silenzio rotto solo dai versi dei gabbiani che volano? Alzate la mano.

Ci siete davvero? Se ci siete… ditemi qual è il vostro segreto, per favore!

Quanti di voi, invece, direbbero che è un po’ come andare sulle montagne russe, con le discese improvvise, lo stomaco in gola, le lente salite, i momenti senza scossoni in cui riprendere fiato e guardare il panorama, per poi precipitare di nuovo, con la paura che stringe lo stomaco e quella “meravigliosa” sensazione di nausea alla fine? Ecco, io sono tra questi.

Intendiamoci, la strada da percorrere non scorre così velocemente, e con dei cambiamenti così repentini. Almeno… non sempre.

Nel 1996 mi sono battezzata per diventare un membro della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Prima di compiere quel passo, sono stata assalita dai dubbi, che mi hanno spaventato molto.

Seguendo il consiglio di Giacomo (1:5-7), che dice: “Ma se qualcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio che dona a tutti liberamente senza rimproverare, e gli sarà data.” ho pregato, e ho chiesto a Dio se la mia scelta fosse giusta.

Ho pregato a lungo. Per mesi. Ma ho avuto la mia risposta.

Non saprei descrivere ciò che ho provato, ma è arrivata come un lampo di certezza e verità, in un mare buio di dubbi e paure.

Poco tempo dopo il mio battesimo, ho tenuto un discorso in chiesa. Un discorso sulla fede.

Avevo trovato una frase che avevo ricopiato, al fine di tenerla sempre con me. L’avevo anche scritta sul mio Libro di Mormon: “La fede è credere nel buio, a ciò che si è visto nella luce”.

Non so di chi fosse. Non ricordo dove l’avessi letta. Ma ogni volta che pensavo alla fede, mi veniva in mente quella frase.

Ed ogni volta la ricollegavo ad un gioco fatto durante l’adolescenza.

Credere nel buio a ciò che si è visto nella luce: fede

Prima di battezzarmi, frequentavo un gruppo francescano che organizzava ritiri o giornate di preghiera e meditazione.

Erano esperienze molto belle e costruttive. C’era un seminarista, Rocco, che organizzava tutto con il nostro aiuto.

Eravamo un gruppo di giovani alle prese con le prime sfide della vita.

Parlavamo delle tante problematiche che dovevamo affrontare nel nostro relazionarci agli altri, con il mondo esterno, e discutevamo anche della nostra relazione personale con Dio.

Un pomeriggio, durante un ritiro di 3 giorni, Rocco ci chiamò fuori, dal giardino dell’istituto che ci ospitava.

Ci fece posizionare in fila indiana, e chiese ad ognuno di poggiare le mani sulle spalle della persona situata davanti. Lui teneva le mani del primo della fila. Eravamo in piedi su un muretto.

Ci chiese di chiudere gli occhi e non aprirli in nessun caso. Lo facemmo. Poi ci chiese di seguire la persona alla quale eravamo aggrappati. Poco dopo, sentì l’amico che avevo davanti muoversi.

Strinsi la presa sulle sue spalle e, senza aprire gli occhi, mossi un passo. Andavamo lenti, ma andavamo avanti. All’improvviso sentì le sue spalle sfuggirmi di mano ed andare verso il basso.

Capii che aveva fatto un salto. Mi chinai in avanti, posai nuovamente le mani sulle sue spalle e saltai. Ebbi paura.

Tanta. Sapevo che non si trattava di un gran salto, perché avevo capito a quale altezza si trovasse lui, ma temevo di farmi male o cadere. Non successe. E ad ogni passo, l’incertezza ed il timore cominciarono ad affievolire poco a poco.

Camminammo per circa 10 minuti, schivando ostacoli, cercando un appoggio sicuro, facendo piccoli salti, superando avvallamenti del terreno.

Quando ci fu chiesto di aprire gli occhi, ci trovammo davanti all’ingresso della nostra “casa” di quei giorni.

Conoscevamo quel giardino, anche se non benissimo. Più o meno sapevamo dove fossero gli alberi o i muretti.

Ma quando ci fu chiesto di chiudere gli occhi e seguire soltanto la persona davanti a noi, farlo non fu così facile ed immediato.

Ricordo ancora ciò che provai e la voglia che avevo di aprire gli occhi e sbirciare un po’ durante tutto il gioco.

Ma, un passo dopo l’altro, in me cresceva anche la consapevolezza che non sarebbe accaduto nulla di male, se avessi tenuto ben salde le mani sulle spalle dell’amico davanti a me.

E, al tempo stesso, cercavo di non far accadere nulla alla persona dietro di me, talvolta parlandole e anticipandole ciò che sarebbe successo al passo seguente.

Fede = fiducia

Se cerchiamo sul dizionario la definizione di fede, leggiamo: Il fatto di credere con assoluta convinzione nella verità e giustezza di un assunto, genericamente fiducia.

In Alma 32:21 leggiamo: “Se avete fede, sperate in cose che non si vedono, ma che sono vere”.

Mi sono resa conto, negli anni, che la fede non è assoluta. Non per me. Arriva sempre quel momento in cui i dubbi si insinuano nella mia mente e nel mio cuore, ed inizio a chiedermi:

“E se…”. Mi capita molto più spesso di quanto vorrei. Soprattutto quando penso alle persone che non ci sono più e sento il dolore ancora vivo nel cuore.

O quando leggo le scritture e mi chiedo se ho fatto e sto facendo le scelte giuste. “E se Dio non esistesse? E se non ci fosse nulla dopo? E se stessi sbagliando tutto?”.

Una mia cara amica, quando le ponevo delle domande, spesso rispondendo mi chiedeva: “La risposta ti è utile per la salvezza eterna?”.

Se le dicevo di no, replicava: “Allora lascia andare la domanda…”. Ma io non sono una persona che lascia andare le domande, non lo sono mai stata.

Voglio capire, voglio sapere. La mia curiosità a volte è una benedizione, altre volte mi mette nei guai, oppure genera altre mille domande.

Quindi… come faccio?

Gioco o vita reale, i dubbi

Quel gioco per me, è stato, ed è davvero una rappresentazione del cammino che facciamo nell’arco della nostra vita.

E quando ho paura,  mi comporto esattamente come feci allora, in quel gioco di ruoli e di legami importanti. Chiudo gli occhi.

Faccio un respiro profondo. Stringo forte le mani sulle “spalle della persona che ho davanti”, e muovo piano i miei passi, seguendo Colui che tiene le mani del primo della fila e che guida tutti noi in sicurezza.

Quella guida speciale è Gesù Cristo. Ed ognuno di noi è, al tempo stesso, primo della fila, aiuto di qualcuno ed anche colui che tiene le mani sulle spalle di chi lo precede.

Egli conosce il nostro cammino. Lo ha percorso prima di noi. Sa quali passi dobbiamo fare, per tornare in sicurezza a casa e ci aiuta a percorrere quella strada e superare tutti gli ostacoli che troviamo.

Anche noi conosciamo già quel percorso.

Proprio come in quel giardino quel giorno, noi abbiamo visto la strada da fare prima di venire sulla terra, a vivere la nostra vita dopo aver accettato il piano del Padre Celeste per la nostra felicità.

Ma, arrivando qui, abbiamo dimenticato tutto, ed è sceso il buio.

Gesù Cristo però non è l’unico aiuto, sebbene sia quello fondamentale, senza il quale non potremmo camminare in sicurezza. Dio ci ha fornito tanti strumenti, tante spalle a cui aggrapparci:

  • Le Scritture: come membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, noi abbiamo diversi libri di scritture, oltre alla Bibbia. Libri che raccolgono storie antiche e moderne.

Libri che ci aiutano, che riportano le vite di altri che hanno vissuto esperienze diverse, ma così affini alle nostre, lontane eppure vicine.

Abbiamo il Libro di Mormon, Dottrina e Alleanza, La Perla di Gran Prezzo.

Questi quattro libri di scritture, con il loro prezioso contenuto, sono fonte di guida ed ispirazione. Di aiuto nell’affrontare i dubbi e nel far crescere la nostra fede e conoscenza.

  • Le rivelazioni: noi crediamo nelle rivelazioni che possono essere date ad ognuno di noi, per aiutarci nelle nostre sfide quotidiane, e nelle rivelazioni date ai dirigenti, per aiutare i membri della Chiesa. In esse troviamo le risposte che ci servono, per superare le nostre difficoltà e le paure che incontriamo nella vita di ogni giorno.
  • La preghiera: possiamo parlare direttamente con il Padre Celeste. Egli non ci mentirà mai e sarà sempre lì per noi. Possiamo inginocchiarci e chiedere aiuto, aspettare la Sua risposta. Ed ogni volta che lo facciamo, cresciamo nella fede. Proprio come cresceva la mia fiducia nell’amico che avevo davanti e la mia sicurezza che avrei finito quel gioco senza farmi male. Più parliamo con Lui, Lo ringraziamo, Gli esponiamo i nostri problemi, i dubbi, le insicurezze, più riceviamo la Sua guida sicura, più diventiamo certi del nostro cammino, e la nostra fede aumenta.
  • Gli altri: noi non siamo da soli su questa terra. Ci sono miliardi di essere umani. Passati, presenti e futuri. Miliardi di persone. Abbiamo relazioni con moltissimi altri figli di Dio, ma soprattutto, abbiamo la nostra famiglia, gli amici, gli altri membri della Chiesa. Mi è capitato, durante qualche crisi dovuta ai miei dubbi, di aver ricevuto una risposta da parte del Padre Celeste tramite altri. Le loro parole hanno portato luce nel buio, il loro abbraccio è stato il conforto che cercavo, la loro comprensione ha dissipato i dubbi che avevo sul mio percorso, e molto spesso, su me stessa. A mia volta, per quello che ho potuto, sono stata di aiuto a qualcun altro.

Non è facile non farsi travolgere dai dubbi, non avere paura. Non è facile avere fede, sperare in cose che sappiamo essere vere, ma che non vediamo ancora.

Non è facile decidere di non aprire gli occhi quando ancora non siamo arrivati a “casa”, andare avanti, piuttosto che lasciare il gioco perché la paura di cadere e farsi male invade il nostro cuore e la nostra anima.

Non è facile trovarsi su quel tratto delle montagne russe, con il cielo così vicino, mentre si procede lenti, e sentirsi all’improvviso scaraventati verso il basso, con la paura di non fermarsi in tempo.

Ma vi posso garantire una cosa: quando decidiamo di vivere e fare il percorso che il Padre Celeste ha preparato affinchè fossimo felici, quando saltiamo giù dai muretti, ci aggrappiamo alle spalle di chi è davanti a noi, superiamo gli ostacoli, stringiamo le mani dell’unico che ha gli occhi aperti e conosce perfettamente la strada, quando sentiamo la sua voce dire:

“Apri gli occhi, il gioco è finito!” e ci troviamo davanti alla porta di casa, nulla è paragonabile alla sensazione che si prova in quel momento, quando si realizza di essere arrivati, di non aver ceduto, di aver avuto fede nella nostra guida, e di aver superato la paura.

Nulla è paragonabile alla gioia ed ai sorrisi di chi ha vinto i dubbi con gli occhi chiusi, per aprirli e rivedere la luce insieme a coloro che si amano, sapendo di essere arrivati al sicuro.

Quindi, non abbiate paura dei dubbi. Fate un bel respiro, aggrappatevi a quelle spalle, fidatevi di quella guida, camminate, saltate… e tornate a casa.