Provvedere ai bisognosi è stata l’impronta della vita del Presidente Thomas S. Monson dedicata al servizio della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.

In innumerevoli occasioni in tutto il mondo, il Presidente Monson ha sentito i gentili suggerimenti dello Spirito che gli dicevano di interrompere qualsiasi cosa stesse facendo ed andare in amorevole aiuto di coloro che avevano bisogno.

Condividendo un’esperienza degna di nota che dimostra la sua sensibilità allo Spirito ed il Suo amore per i suoi figli, il Presidente Monson ha raccontato la volta in cui è stato condotto al capezzale del letto di una ragazzina morente in risposta di una sua preghiera sincera.

Christal era una ragazzina di dieci anni a cui era stato diagnosticato un tumore.

Viveva circa a 130 km da Shreveport, in Louisiana, e quando la sua prognosi è diventata terminale, la sua famiglia iniziò a fare dei programmi per andare a visitare Salt Lake City nella speranza che Christal potesse ricevere una benedizione da un’Autorità Generale.

La famiglia non conosceva personalmente nessuno dei fratelli, quindi quando mostrarono a Christal una foto di tutte le Autorità Generali, lei puntò il dito verso il Presidente Monson e disse alla sua famiglia che quella era la persona dalla quale voleva ricevere una benedizione.

La preghiera di un bambino

Ecco qui il resto della storia come viene raccontato nella Conferenza Generale dell’ottobre del 1975. Dalle parole di Presidente Monson stesso:

Christal non è arrivata al volo per Salt Lake City. Le sue condizioni erano deteriorate. La fine era prossima. Ma la sua fede non vacillava. Disse ai suoi genitori:

“La conferenza si sta avvicinando no? Ed un’autorità generale viene assegnata no? E perché non presidente Monson? Se noi non possiamo andare da lui, il Signore lo manderà qua da me”.

Nel frattempo, a Salt Lake City, senza nessuna conoscenza di ciò che stava accadendo a Shreveport, si sviluppò una situazione inusuale.

Per la conferenza del Palo di Shreveport, in Louisiana di quel fine settimana, io ero stato assegnato ad El Paso, in Texas. Ma il Presidente Ezra Taft Benson mi chiamò nel suo ufficio e mi spiegò che uno degli altri fratelli aveva fatto del lavoro preparatorio riguardo alla divisione del palo di El Paso.

Mi chiese se non mi spiacesse se qualcun altro venisse assegnato ad El Paso e che io venissi assegnato da un’altra parte.

Ovviamente non c’erano problemi per me – ogni posto mi andava bene. Poi Presidente Benson mi disse: “Fratello Monson, io ho l’impressione che devi andare a visitare il Palo di Shreveport in Louisiana”. Accettai l’incarico. Il giorno venne ed io arrivai a Shreveport.

Quel sabato pomeriggio era pieno di incontri – uno di questi era con la presidenza di palo, uno con i dirigenti del sacerdozio, uno con il patriarca, e poi un altro ancora con i dirigenti generali del palo.

Piuttosto dispiaciuto, il presidente Charles F. Cagle mi chiese se i miei appuntamenti mi permettessero di avere il tempo di dare una benedizione ad una ragazzina di dieci anni malata di cancro.

Io risposi che se fosse stato possibile lo avrei fatto, e poi chiesi se sarebbe stata alla conferenza o se fosse all’ospedale di Shreveport.

Sapendo che il tempo era strettamente programmato, il Presidente Cagle mi sussurrò quasi che Christal era confinata a casa sua – a più di 13 km da Shreveport!

Esaminai la programmazione degli incontri di quella sera e del mattino successivo – compreso il mio volo di ritorno.

Semplicemente non c’era abbastanza tempo a disposizione. Mi venne in mente il suggerimento di un’alternativa.

Non potevamo ricordare la piccola nella nostra preghiera pubblica della conferenza? Sicuramente il Signore capirebbe. Facendo in questo modo, procedemmo con le riunioni programmati.

Quando venne comunicato il piano alla famiglia Methvin, c’era comprensione ma anche una traccia di delusione. Il Signore non aveva ascoltato le loro preghiere?

Non aveva fatto in modo che il Fratello Monson venisse a Shreveport? La famiglia pregò di nuovo, chiedendo per un ultimo favore – che il desiderio della loro cara Christal potesse essere realizzato.

Nello stesso momento in cui la famiglia Methvin si inginocchiò in preghiera, l’orologio del centro di palo segnava le 7:45.

La riunione per i dirigenti era stata molto ispirata. Io stavo riorganizzando i miei appunti, mi stavo preparando a salire sul pulpito, quando ho sentito una voce parlare al mio spirito.

Il messaggio era breve, le parole erano familiari: “Lasciate che i piccoli fanciulli vengano a me e non glielo impedite, perché di tali è il regno di Dio” (Marco 10:14).

I miei appunti divennero sfocati. I miei pensieri furono rivolti verso una piccola ragazza che aveva bisogno di una benedizione.

La decisione venne subito presa. I programmi delle riunioni vennero alterati. Dopo tutto, le persone sono molto più importanti delle riunioni. Mi rivolsi verso il vescovo James Serra e gli chiesi di uscire dalla riunione ed avvisare la famiglia Methvin.

La famiglia Methvin si era appena alzata dopo essersi inginocchiata quando il telefono suonò e venne trasmesso il messaggio che quella domenica mattina presto – il giorno del Signore – con un spirito di digiuno e preghiera, saremmo venuti a capezzale di Christal.

Mi ricorderò per sempre e non mi dimenticherò mai quel viaggio fatto di mattina presto verso un paradiso che la famiglia Methvin chiavano casa.

Ero già stato in posti consacrati – perfino in case sante – ma non avevo mai sentito la presenza del Signore così fortemente come nella casa della famiglia Methvin. Christal sembrava così piccola mentre giaceva pacifica in un letto molto grande. La stanza era luminosa e gioiosa.

La luce del sole che proveniva dalle finestre ad est riempivano la camera di luce mentre il Signore riempiva i nostri cuori con amore.

La famiglia circondava il letto di Christal. Guardai verso il basso e vidi una bambina che era troppo malata per alzarsi – quasi fin troppo debole anche per parlare.

La sua malattia l’aveva resa quasi cieca. Lo spirito era così forte che caddi in ginocchio, presi la sua fragile mano tra le mie e le dissi semplicemente: “Christal sono qui”. Lei aprì la bocca e disse:

“Fratello Monson, sapevo che sarebbe venuto.” Mi guardai intorno nella stanza. Nessuno era in piedi. Tutti erano inginocchiati. Le demmo una benedizione.

Un flebile sorriso comparve sul suo volto. Sussurrò “grazie” dovuto da una benedizione appropriata. Silenziosamente uscimmo tutti dalla stanza.

Quattro giorni dopo, di giovedì, mentre i membri della chiesa di Shreveport univano la loro fede a quella della famiglia Methvin ed il nome di Christal veniva ricordato in una preghiera speciale rivolta ad un amorevole e gentile Padre Celeste, il suo spirito lasciò il suo corpo dilaniato dalla malattia ed entrò nel paradiso di Dio…

Porto testimonianza che Gesù di Nazareth ama i suoi figli, che ascolta le vostre preghiere e che risponde.

Il Maestro ha proferito davvero quelle parole: “Lasciate che i piccoli fanciulli vengano a me e non glielo impedite, perché di tali è il regno di Dio” (Marco 10:14).

So che queste sono le parole che Egli disse alla folla radunata sulla costa di Giudea presso le acque del Giordano – perché le ho lette.

So che queste sono le parole che ha detto ad un apostolo assegnato a Shreveport, in Louisiana – perché le ho sentite.

Di queste testimonianze io porto testimonianza, nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Presidente Thomas S. Monson “La fede di un bambino”, conferenza generale di ottobre 1975.

Questo articolo è stato condiviso con il permesso dell’autore.